Domenica 1 Agosto, alle 9.30 circa, abbiamo chiamato il 118 per un malessere di mio padre, 82enne, malato fragile con patologie pregresse.
Arrivato nel Pronto Soccorso dell’ospedale Perrino nella mattinata di domenica, poco prima delle 11, è stato ricoverato in Geriatria per una polmonite, dopo oltre 32 ore di attesa.
Il peggioramento di mio padre durante quelle 32 ore di attesa è evidente e indubbiamente le tempistiche così lunghe e la trascuratezza hanno influito negativamente sulle condizioni già fragili ed oggi ne abbiamo avuto la conferma.
L’ odissea che affronta chi arriva nel Pronto soccorso di Brindisi non è nuova e si evolve in un viaggio infernale per il povero malcapitato di turno ed i suoi familiari, quando questi hanno la fortuna o la sfortuna di accompagnare all’interno il proprio congiunto. E’ ciò che è accaduto domenica a mio padre, ennesima vittima di una malsana sanità locale che paga lo scotto di una errata, o meglio, assente applicazione coordinata tra le direttive regionali e quelle locali; ed è per questi motivi che mio padre ha dovuto attendere oltre 32 ore prima di essere ricoverato, quando invece avrebbe dovuto trovare rifugio e comprensione nella struttura sanitaria e nell’operato dei sanitari. Tanto più che a mio padre è stato diagnosticato dal personale del 118 un blocco dell’atrio ventricolare sinistro di primo grado e una polmonite per la quale l’intervento immediato è spesso sinonimo di salvataggio. Non c’è un piano di emergenza dei ricoveri ospedalieri che trovi sinergia tra il Pronto soccorso ed i diversi reparti specialistici ma, al contrario, vige la corsa dello “scaricabarile” tra i pochi medici del primo intervento, i quali si limitano al mero smistamento invece di effettuare personalmente la prima visita, ed i medici di reparto che si devono dividere tra visite ed emergenze di corsia e quelle che vengono inviate dal pronto soccorso, spesso battibeccando tra di loro. Mi chiedo e chiedo a chi di competenza: “È mai possibile che ancora oggi, nel 2021, dopo aver chiuso la maggiorparte degli ospedali della provincia, divenuti soltanto unità di prima accoglienza sprovvisti dei reparti essenziali, non si sia pensato di potenziare e ampliare il Pronto Soccorso di Brindisi per poter affrontare il numero di pazienti che necessitano di assistenza? Almeno per un primo intervento specialistico! Ed è possibile che non si metta in conto che in estate la popolazione aumenta con i turisti e quindi la mole di persone che può aver bisogno dell’ospedale diventa maggiore?
Come si può pretendere che l’ospedale Perrino possa funzionare con la medesima capienza di quando erano ancora in funzione gli altri ospedali? E come si pretende ancora che un PERSONALE ESIGUO, STREMATO, possa rispondere all’esigenza della collettività di tutta una provincia? È possibile che al Direttore regionale sia sfuggita questa situazione? E continui a non porvi rimedio neppure dopo la brutta lezione data nei precedenti mesi dal covid19? Non comprendo e non comprende il comune cittadino se questa sia una questione meramente di volontà politica o di inerzia personale. Auspico che la magistratura locale faccia nei prossimi mesi un accertamento di responsabilità penale su eventuali inefficienze evidenziate nel nostro ed in tanti altri casi.
Giampiero Epifani