I Carabinieri Forestali della Stazione di Ceglie Messapica, nel corso di uno dei controlli “allargati” dell’ Arma, con la partecipazione anche dei Reparti Territoriali e della Tutela del Lavoro per quanto di rispettiva competenza, hanno accertato violazioni alle norme ambientali in un’ autofficina di Latiano.
In particolare, ai Militari si è evidenziata immediatamente una situazione di accumulo eccessivo di rifiuti, accatastati sotto tettoie nel piazzale esterno dell’ esercizio di autoriparazione. Da un calcolo più accurato, è risultato che il deposito aveva un volume complessivo di 43 metri cubi, ben oltre i 30 consentiti dalla legge in via temporanea, propedeutica alle operazioni di raccolta e trasporto, per il successivo recupero o smaltimento.
Il deposito incontrollato dell’ autofficina era costituito soprattutto da pneumatici fuori uso, oltre a parti di carrozzeria (portiere), parti di motori, cavi elettrici, rifiuti vari in metallo, plastica e cartone.
Tutta l’ area occupata dai rifiuti è stata sottoposta a sequestro penale dai Carabinieri Forestali, che hanno contestualmente deferito alla Procura della Repubblica di Brindisi il titolare dell’ officina, P.S. di anni 31, ai sensi dell’ art. 256, comma 2, del Decreto legislativo n. 152 del 2006 (“Testo Unico Ambientale”).
I Militari della Stazione Forestale di Ceglie Messapica sono costantemente e massicciamente impegnati anche nei controlli sulle violazioni alle normative edilizio-urbanistiche, nell’ ultimo dei quali hanno accertato, in contrada Circiello fra le colline della stessa cittadina, che i lavori di costruzione di una piscina (di m 4×10), un piazzale ed un muro di contenimento, a servizio di una residenza in campagna, erano stati eseguiti ottenendo sì il necessario rilascio di autorizzazione paesaggistica, ma incompleto ed inefficace, dietro falsa attestazione del tecnico di non sussistenza di vincoli di competenza dell’ Autorità di Bacino (nello specifico l’ assoggettamento alla Zona di Protezione Speciale Idrogeologica del Piano per l’ Assetto Idrogeologico).
Il tecnico, così come il proprietario degli immobili, sono stati denunciati all’ Autorità Giudiziaria per intervento edilizio in assenza di autorizzazione paesaggistica valida, ai sensi dell’ art. 44, comma 1, lett. a) e b) del Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 (“Testo Unico dell’ Edilizia e dell’ Urbanistica”) e dell’ art. 181 del Decreto legislativo n. 42 del 2004 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio”).
Al tecnico e direttore dei lavori è stato anche contestato il reato di cui all’ art. 19, comma 6, della Legge n. 241 del 1990, per dichiarazione di falso nella relazione asseverata a corredo della segnalazione certificata di inizio attività.