Esoma, Amati: “Governo dice no a legge per diagnosticare 85 per cento malattie; non è nei LEA o forse sì. Chiedo aiuto ai media”

Fabiano Amati

“Sleale collaborazione: atto secondo. Chiedo aiuto a tutti i media perché è profondamente ingiusto impugnare e quindi bloccare una legge che aiuta a diagnosticare l’85 per cento delle malattie dall’1 per cento del DNA. E il tutto con una motivazione che lamenta la mancata previsione della prestazione nei LEA, che oggi riemerge come motivo dopo che qualche mese fa era stato escluso. Siamo al forse sì, forse no, boh, e nel frattempo i malati, sottolineo i malati, non potranno accedere a questa modalità di diagnosi, nonostante in molte regioni – ultima la Campania – sia stata prevista con atto amministrativo e in quasi tutte viene rimborsata ai privati, attingendo dal fondo sanitario. Ma perché il nostro Paese non entra nel merito dei problemi e della condizione umana, prendendo le distanze da tutti gli ingranaggi del potere?”

Lo dichiara il presidente della Commissione bilancio e programmazione Fabiano Amati, commentando l’ennesima imputazione della legge istitutiva del servizio di sequenziamento della regione codificante individuale – Esoma.

“Ricapitoliamo i fatti. Il sequenziamento della regione codificante individuale-Esoma, ha come obiettivo la diagnosi dell’85 per cento delle malattie rare, sequenziando l’1 per cento del DNA.
Diversamente da quanto sostiene il Ministero delle Regioni su proposta dei burocrati del Ministero della Salute, tale possibilità è prevista dai LEA 2017 (da pagina 142 a pagina 144 – voci da G1.01a G1.47), attraverso la declaratoria ‘Sequenziamento ed eventuale metodica quantitativa, qualunque metodo’ (si tenga conto che anche nei precedenti LEA era prevista la prestazione).
Prestando attenzione all’espressione ‘qualunque metodo’, rientra certamente il metodo prescelto dalla Regione Puglia con le leggi in discorso, tenuto peraltro conto che il metodo del ‘sequenziamento della regione codificante individuale – Esoma’ è più efficiente e meno costoso di altri.
Fatto sta che l’Ufficio legislativo del Ministero della Salute ha proposto l’impugnazione dell’articolo 7 della LR n. 36/2021, modificativo dell’articolo 1 della LR n. 28/2021, paradossalmente approvato proprio per venire incontro – nell’ambito della leale collaborazione Stato-Regione – alle obiezioni poste a fondamento della precedente impugnazione della LR n. 28/2021 (giudizio pendente dinanzi alla Corte Costituzionale al n. 59/2021), e nella speranza di conseguire il ritiro del ricorso e quindi la possibilità di passare dall’incertezza delle carte bollate alla cura delle persone con metodi più moderni, meno costosi e conformi ai LEA; e tutto ciò prima che il metodo del ‘sequenziamento della regione codificante individuale – Esoma’ non venga superato da nuove tecnologie (già se ne vedono all’orizzonte), lasciando l’Italia sempre nella condizione in rincorsa di un Paese mai al passo con i tempi dell’innovazione.
L’impugnazione dell’articolo 7 della LR n. 36/2021, deliberata dal Governo, rappresenta dunque un atto di ‘sleale collaborazione’ (alla luce dell’abbondante carteggio tecnico intercorso sulla vicenda), rallenta il processo d’innovazione che l’Italia avrebbe al contrario il dovere di assecondare, viola l’elenco dei LEA (‘qualunque metodo’) e – soprattutto – lascia i malati italiani e pugliesi con minori dotazioni diagnostiche.
A ciò si aggiunga, e ciò rappresenta un danno per l’erario, che il metodo di ‘sequenziamento dell’intera regione codificante – Esoma’ è molto meno costoso e che non si capisce a che titolo le aziende sanitarie italiane rimborsano (come accade ogni giorno) – in particolare le strutture private – il metodo di sequenziamento previsto dalla legge regionale che si è impugnata”.

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