Litorale nord: “no” ad ogni iniziativa di sviluppo turistico

Scrivo questo contributo per denunciare l’impossibilità per i privati di avviare iniziativa di carattere turistico-ricreative lungo la costa nord di Brindisi.

Scopo della denuncia è quello di provocare un confronto con i soggetti deputati ad amministrare il territorio, che da oltre 15 anni ci raccontano la possibilità di uno sviluppo turistico.

L’esigenza nasce dopo un’esperienza che si va a raccontare.Circa 9 mesi fa un brindisino, che da oltre 15 anni lavora nel settore turistico per uno dei più importanti tour operator mondiali, persona fortemente professionalizzata, ha avuto voglia di impiegare un po’ di risorse e un po’ del suo tempo in favore della sua terra.

Proprietario di un’area situata lungo la litoranea a nord di Brindisi, la zona, accessibile anche al pubblico che ogni estate frequenta il lembo di terra e l’adiacente spiaggia, da tempo versa in uno stato di abbandono.

Il proprietario, forte della sua esperienza e intenzionato a recuperare l’area restituendole un po’ di dignità, ha inteso presentare un progetto per la realizzazione di una iniziativa di carattere ricettivo-balneare.

Il progetto ha carattere minimalista, si compone di due unità mobili su ruote, una d’adibire a chiosco e l’altra a servizi igienici, corredato dall’offerta in affitto di sdraio e ombrelloni. L’intera opera è progettata nel pieno rispetto delle norme ambientali (tutte le unità sono amovibili e pronte ad essere smontate in qualsiasi momento) e di sicurezza. Il posizionamento delle strutture non intacca e/o modifica minimamente l’area non avendo alcun tipo d’impatto sull’ambiente. La realizzazione dell’iniziativa consentirebbe il recupero e la riqualificazione dell’area, sottraendola al degrado e al pericolo di abbandono di rifiuti ad opera di terzi (sport sempre in voga dalle nostre parti).

In prossimità della sua proprietà è situata un’altra area, che durante gli anni scorsi il Comune di Brindisi ha adibito a parcheggio pubblico. Il proprietario si è reso disponibile a recuperare, a sue spese, anche questa area pubblica a disposizione della comunità, per meglio riqualificare tutta la zona rendendola fruibile ai cittadini.

Il progetto, così come articolato, ha ricevuto il diniego da parte dell’assessorato all’urbanistica del Comune di Brindisi perché in contrasto con le norme del piano regolatore generale del 1985.

Nello specifico la realizzazione dell’iniziativa è stata bocciata perché in base all’articolo 32 del P.R.G. vigente la realizzazione sul territorio comunale di “chioschi” definiti “costruzioni in precario” e “temporanee” è consentita solo su aree pubbliche e per pubblica utilità. Ergo, al privato è preclusa la realizzazione di ogni manufatto anche se amovibile, precario, temporaneo, ecc. ecc.

Ancora, il settore urbanistica precisa che a prescindere poi dalla precarietà e/o temporaneità del manufatto,questo tipo di costruzione ricadrebbe nella fattispecie di “intervento di nuova costruzione” per il quale è previsto il rilascio del permesso di costruire in conformità della destinazione urbanistica dell’area oggetto di intervento.

Considerato che l’area interessata all’intervento è classificata come zona “E” agricola assoggettata a vincoli di tutela, il progetto presentato non incontra il parere favorevole dell’ufficio comunale.

Come si può facilmente dedurre il motivo principale per cui il progetto non può essere accolto e che l’area di intervento è classificata come “agricola”.

Bisogna dire che questo limite è valido solo per il privato mentre l’iniziativa pubblica può essere realizzata al di là della classificazione in seno all’aria, per cui nulla rileva se l’aria sia agricola, sottoposta a vincoli, a rischio, ecc. ecc.

Non si contesta l’uso destinato alla fruibilità pubblicama si trova inadeguata la norma o l’interpretazione che se ne dà, rispetto alla questione sicurezza e tutela delle zone interessate all’intervento pubblico. Si dice meglio: se l’aria è agricola e su di essa insiste un rischio di carattere idrogeologico piuttosto che di sicurezza o igienico sanitarioo di carattere paesaggistico, il rischio dovrebbe valere tanto per il privato quanto per il pubblico, sel’area non è idonea ad ospitare insediamenti lo è tanto per il privato quanto per il pubblico.

In concreto però il privato e il pubblico viaggiano su due binari separati.

Questo accade perché abbiamo un piano regolatore generale datato 1985.Dobbiamo pensare che gli amministratori del 1985 forse non sono stati tanto lungimiranti e illuminati da immaginare che questa città potesse aspirare ad avere anche uno sviluppo turistico e hanno lasciato le aree della litoranea nord ad appannaggio del settore agricolo.

Da oltre 15 anni, invece, si porta avanti un’idea di sviluppo che ha messo in primo piano proprio il potenziale turistico del nostro territorio. Questo nuovo orientamento ha attirato investitori e rafforzato, in quelli già insediati, la convinzione di poter migliorare la propria offerta.

Invece nulla di tutto questo è possibile.

Va evidenziato che gli stabilimenti già insediati vivono in un perenne stato di precarietà perché l’esistente è“minacciato” dalla destinazione urbanistica agricola, dove al posto degli ombrelloni ci dovrebbero essere i pomodori, il “nuovo” è bocciato perché l’insediamento di strutture turistico-balneari è incompatibile con la destinazione urbanistica.

Nelle ultime settimane abbiamo letto ed ascoltato diversi amministratori locali intervenuti sull’argomento del nuovo piano regolatore generale. L’aspetto più deludente e sfiancante, per certi versi,è proprio il nuovo piano regolatore generale che di “nuovo”, ci sembra di leggere, non ha nulla.

Già da un po’ di tempo, sul sito del Comune di Brindisi sono pubblicati i documenti propedeutici alla redazione del nuovo piano regolatore generale, accessibili a tutti. Gli atti di indirizzo non dispongono nulla di diverso per quanto attiene la classificazione delle aree della costa nord di Brindisi.Ciò sta a significare che si intende mantenere la destinazione urbanistica attuale ovvero quella agricola.

Mi chiedo allora per tutti questi anni che cosa si è farneticato.

Alla domanda se oggi sia possibile lungo il litorale nord realizzare nuovi stabilimenti, la risposta è no; alla domanda se un privato può avviare un’attività ricettiva e/o di somministrazione di cibo e bevande anche in modalità Street food e Truck food, la risposta è no; alla domanda se gli operatori già insediati possono ampliare la loro offerta, la risposta è no.

Questo non può avvenire oggi e, con una probabilità alta, non potrà avvenire neanche in futuro. Nell’atto di indirizzo del nuovo piano regolatore generale sono previsti solo un numero limitato di interventi, su iniziative già esistenti che dovrebbero essere recuperate, con risorse dell’ente pubblico, già oggi in grave difficoltà nel reclutare risorse da destinare al settore turistico.

Se si chiede una variante si riceve una grassa risata, se si confida nell’approvazione di un nuovo piano regolatore, fanno spallucce rimandando a chissà quale altro millennio perché ci vuole tempo, ma quanto ancora? Come mai in Emilia, Toscana, Marche riescono a risolvere nel giro di un paio d’anni, inserendo nel PRG linee guida per la realizzazione di insediamenti balneari compatibili con il territorio?

Un’ultima considerazione è necessaria.

Bisognerebbe capire quale sia la difficoltà o l’interesse a lasciare migliaia di chilometri quadrati di territorio destinati sostanzialmente all’incuria.

Se il motivo risiede nella conservazionedelle aree al settore agricoloin virtù di retaggi storici, l’epoca moderna ci racconta un comparto economico in forte difficoltà, privo di prospettiveconcrete, Per cui domani, come già sta accadendo oggi, queste aree rischiano di rimanere inutilizzate.

Ancora peggio sarebbe se il motivo risiedesse in una sorta di idea di tutela ambientale,da operare utilizzando lo strumento della destinazione urbanistica, per bloccare di fatto ogni tipo di insediamento perché ritenuto pregiudizievole a priori.

Se fosse questo ultimo pensiero, il motivo per il quale si intende mantenere la destinazione agricola,sarebbe la peggiore scelta proprio in termini di tutela ambientale.

Il territorio si tutela con il controllo e non con l’abbandono, si tutela con l’intervento econ il presidio.

La risposta ad ogni dubbio è data dalla grave situazione di abbandono in cui versa il litorale nord. Ci sono molte aree completamente abbandonate perché i proprietari non hanno alcun interesse a svolgere un’attività agricola, di conseguenza, molto spesso, queste zone diventano discariche incontrollate a cielo aperto.

Questo fenomeno genera eventi pregiudizievoli sia alla collettività che al privato-proprietario. Losversamento di rifiuti di ogni genere sul terreno provoca un rischio di inquinamento e un pregiudizio alla salute pubblica;al proprietario, il rischio di essere penalmente perseguito per responsabilità che non gli possono essere di certo attribuite.

Il ripensamento di un territorio non è certo cosa semplice ma sicuramente non impossibile come sembra da queste parti. Ci sono zone del paese che nel giro di un paio d’anni hanno rivisto il loro piano regolatore generale è concesso al territorio nuove opportunità di sviluppo.

Il forte “potenziale turistico” che sento nominare da tanti anni, di questo passo, non vedrà mai una concreta realizzazione.

Certamente, a fronte dei limiti posti dal piano regolatore vigente non possiamo, neanche lontanamente auspicare, di poter godere di una costa dignitosamente attrezzata è capace di un’offerta ricettiva qualificata come si conviene ad una città che aspiraad essere annoverata come meta turistica.

Tengo a precisare che nonostante il preavviso di diniego, non intendiamo abbandonare il progetto presentato, consapevoli che il piano regolatore generale contrasta oramai con la normativa di carattere nazionale e che il progetto risponde ad ogni esigenza di tutela ambientale e paesaggistica. Nel 2022 non si può pensare di bocciare opere ecocompatibili.

Simona Maniscalco

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1 COMMENTO

  1. Purtroppo al comune di Brindisi ci sono sempre stati e ci sono degli incapaci, l’unico che stava cercando di dare sviluppo alla città fu Giovanni Antonino e sappiamo come andò a finire però diceva e faceva.
    Ora invece aspettiamo che il governatore Emiliano allenti il guinzaglio del sindaco.

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