Dichiarazione del Consigliere regionale PD Fabiano Amati, promotore del Comitato Democratici per il SÌ.
“È un’occasione da non perdere. Cinque SÌ per sollecitare il Parlamento a non avere timori reverenziali e promuovere più ampie riforme, così da passare dallo Stato giudiziario allo Stato di diritto, che nel Paese di Beccaria è come tornare a casa.
L’Italia non è un Paese che ha paura dei giudici, come si vuol far credere. È invece un Paese in cui si ha scarsa fiducia nei magistrati giudicanti e si tollerano eccessi o abusi dei magistrati impiegati nell’ufficio di parte del Pubblico ministero. Gli effetti di questo irrazionale squilibrio sono gravi, perché molto spesso travolgono le vite delle persone prive di colpe e bloccano la gran parte delle iniziative amministrative e imprenditoriali.
I cinque quesiti referendari sono infatti tutti rivolti a stimolare un risultato politico molto più ampio, partendo da argomenti con forte valore simbolico.
Abrogare la Severino significa avere fiducia solo nel Giudice, nel suo potere di stabilire con la pena principale anche la misura dell’interdizione alle candidature e all’assunzione di qualsiasi ufficio pubblico. E a mia memoria non esiste nessuna sentenza di condanna per fatti significativi priva di interdizione, per cui l’ipotesi di ritrovarsi nelle istituzioni persone condannate non è ravvisabile in natura. Abrogare la possibilità di passaggio dall’ufficio del Pubblico ministero alla funzione giudicante, significa distinguere con precisione le funzioni dei magistrati, così come previsto dalla Costituzione, per ottenere maggiore fiducia dei cittadini nei confronti del Giudice, spersonalizzando la funzione ed evitando la confusione tra i ruoli di imparzialità e quelli di parte.
Abrogare l’abuso nel ricorso alle misure cautelari per il pericolo di reiterazione del reato e per contestazioni prive di gravità, significa limitare il potere dei protagonisti delle indagini preliminari e affermare la fiducia nelle sentenze dei Giudici, che su questo aspetto hanno fatto registrare una statistica di assoluzioni inversamente proporzionale a quelle della carcerazione preventiva. Nessuno stupratore, omicida, pedofilo e rapinatore di vecchietti all’uscita degli uffici postali potrà beneficiarsi della vittoria del SÌ.
Abrogare l’obbligo di allegare le sottoscrizioni delle candidature per essere eletti nel CSM significa avere fiducia in tutti i Giudici e non in alcuni, ossia quelli che attraverso le correnti indirizzano le nomine e le designazioni.
Abrogare il divieto di voto degli avvocati e dei professori universitari nella valutazione dei Giudici, significa affermare l’idea che tutti abbiamo il diritto e il dovere di sottoporre il nostro operato a giudizio.
Cinque SÌ, dunque, per ottenere e reclamare maggiore fiducia nella magistratura, nel futuro del Paese e nelle riforme che il Parlamento dovrà necessariamente varare per renderci all’altezza dei tempi”.