La notizia è stata confermata dalla portavoce della direzione della polizia di Trebinje, Jovana Samopjan, per il portale internet Avaz. Secondo quanto riportato dai media nei Balcani, la spagnola era in gita in montagna con le sue amiche quando è avvenuto l’incidente. Secondo informazioni non ufficiali, la giovane si stava arrampicando su una roccia per scattare una foto quando si è rotta sotto i suoi piedi ed è caduta.. L’incidente, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è l’ennesima prova di una strage silenziosa da selfie che continua, una messa in fila di vite sprecate, che davvero è difficile da decifrare con qualsiasi parametro riconducibile al buonsenso della persona umana. Una follia che, come rilevano le statistiche raggruppate da sette ricercatori della Fundación iO, un’organizzazione scientifica spagnola specializzata nello studio delle malattie tropicali e legate ai viaggi, mostrano che il 52% delle morti per selfie sono causate da delle cadute, il 26% dai trasporti, come barche, moto o aerei, il 15% dai treni e il 14% dagli annegamenti. In 13 anni sono morte 379 persone nel tentativo di farsi un selfie. La metà di loro è precipitata nel vuoto perché si era sporta troppo. Solo nei primi sette mesi del 2021 sono decedute 30 persone e la paura dei ricercatori è che il bilancio si aggravi ulteriormente, diventando il più nefasto di sempre. Dal 2008 a oggi sono stati recensiti 379 decessi legati al tentativo d’immortalare l’attimo. Ad essere maggiormente coinvolti sono i giovani adulti, tra i 18 e i 24 anni. Precipitano, vengono investiti o annegano. Sono tutte storie iniziate con un sorriso in camera e finite in tragedia. A volte anche davanti ai propri figli di 5 e 6 anni, come era successo a due genitori polacchi in vacanza in Portogallo che erano caduti da una falesia. O ancora il caso svizzero del maggio 2019, in cui un 35enne del vallesano che si trovava al Creux-du-Van nel canton Neuchâtel, facendosi un selfie, è precipitato nella corona rocciosa per 160 metri. Rientrano nelle cause anche armi, elettricità, cascate, animali e suicidi. Sul caso dell’elettricità, proprio quest’anno un fulmine ha ucciso 16 persone che si stavano facendo un selfie in cima a una torre di guardia del Forte Amber, in India. Ed è l’India, inoltre, il Paese in cui è accaduto più volte che qualcuno trovasse la morte nella ricerca di un selfie. Con 100 morti dal 2008 è la meta più tragica, seguita da Stati Uniti (39), Russia (33) e Pakistan (21). È inoltre possibile vedere anche la nazionalità delle persone decedute fino a oggi: sono 93 indiani, 30 russi, 26 statunitensi e 21 pakistani. Perché su 379 decessi, 250 riguardano persone che risiedono nel paese dove è avvenuto l’incidente e 129 sono turisti. Quest’anno rischia di essere il più nefasto, con già 30 morti nei primi sette mesi, 8 di questi turisti. Da gennaio a luglio è deceduta, in media, una persona ogni 13 giorni mentre si faceva un selfie. Dal 2008 a oggi il picco più alto di morti in un anno è stato il 2019 con 68 morti. Tra i residenti nei paesi dove sono avvenuti gli incidenti, sono stati registrati più morti in persone di 15, 18, 21 e 24 anni di età. I turisti più toccati avevano rispettivamente 19, 24 e 58 anni. I ricercatori hanno inoltre stilato una lista anche in base ai luoghi dove sono avvenuti più incidenti mortali di questo tipo. Tra questi figurano le Cascate del Niagara, il Glen Canyon, la catena montuosa degli Urali e il Taj Mahal. Come spiega Cristina Juesas, una co-autrice dello studio, a BfmTv, “è un numero che tende ad aumentare ogni anno, con unica eccezione il 2020, perché a causa del Covid il turismo di massa era molto diminuito”. La ricercatrice, ha inoltre sottolineato che i professionisti della salute dovrebbero cominciare a mettere in guardia i viaggiatori per “una questione di prudenza ed educazione. Bisogna che le persone siano capaci di riconoscere quando si trovano in un luogo rischioso, come nei pressi di una falesia, dove la probabilità di cadere è piuttosto alta”.