Vertenza DEMA: il COBAS accende i riflettori anche sui lavoratori DCM

La ex-Gse dichiarata fallita dal Tribunale di Brindisi a gennaio del 2017 fu rilevata da Dema a dicembre 2017, che a sua volta fu ricapitalizzata da un fondo anglo-americano a novembre del 2017.

L’acquisizione dell’ex GSE viene fatta da DCM, a seguito di asta pubblica, e successivamente divisa in 2 società, una di fatto operativa denominata Dar e l’altra DCM nella quale sono confluite tutte le maestranze che all’epoca l’azienda dichiarò in “esubero”.

La DCM aveva l’unico scopo di traghettare  lavoratori al licenziamento, possibilmente senza colpo ferire, al termine del ciclo di cassa integrazione per cessata attività.

I lavoratori DCM sono all’ultimo anno di cassa integrazione straordinaria ulteriormente prorogata grazie al fatto che questa CIGS è stato possibile ottenerla perché  è finalizzata alla “transizione occupazionale” a fronte di un impegno che aveva assunto il Gruppo DEMA, per la durata di due anni, a predisporre assieme ad l’ARPAL il riassorbimento delle maestranze che, attraverso i programmi formativi specifici attivati dalla Regione Puglia con il Gruppo DEMA, dovevano favorire il processo di transizione occupazionale così come da accordi sottoscritti dalle parti, quindi anche dal Cobas, il 26 aprile scorso.

È chiaro che questa era la contropartita ottenuta per la rinuncia delle azioni legali che DEMA ha chiesto ai lavoratori di DCM che avevano fatto causa a DAR e DCM che, è bene ricordare sempre e checché ne possa dire qualcuno, è sempre nel perimetro del Gruppo DEMA come da sempre sosteniamo come Organizzazioni Sindacali e Regione Puglia.

Tutti temiamo per questi lavoratori, tutti sappiamo che se non ci sono le soluzioni occupazionali perché sono venuti meno gli impegni assunti verranno licenziati.

Tutte le organizzazioni sindacali nella riunione hanno espresso la loro preoccupazione per questa situazione grave; sicuramente la fretta di comporre il comunicato ha fatto sì di tralasciare involontariamente la questione dei lavoratori DCM.

Come Cobas ribadiamo che la vertenza DCM è strettamente legata alle sorti della DEMA.

Siamo coscienti delle difficoltà occupazionali e di prospettiva per lo stabilimento Dar e Dema di Brindisi ma siamo convinti anche che le proteste devono essere portate direttamente al MISE a Roma dove l’intervento del nuovo Governo, della Regione Puglia, devono essere esercitati al massimo per rilanciare sul mercato della società Dema, soprattutto per onorare gli impegni assunti precedentemente con accordi sottoscritti sia in sede ministeriale che in sede regionale che vedono la compartecipazione delle parti per il rilancio delle attività produttive degli stabilimenti pugliesi e campani del gruppo.

In assenza di ciò il Sindacato Cobas chiederà al Governo che il fondo anglo-americano, di fatto proprietario del gruppo Dema, debba mollare tutto e che gli stabilimenti devono essere acquisiti dal gruppo Leonardo, di cui in gran parte Dema dipende per le commesse fino ad oggi acquisite.

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