Un’onda di protesta ha invaso il lungomare di Brindisi, con una catena umana che si è estesa dalla stazione marittima fino a piazzale Lenio Flacco. Questa volta, più di mille persone si sono unite nella manifestazione pacifica, rappresentando associazioni ambientaliste, partiti politici, sindacati e cittadini comuni, tutti insieme contro il progetto di Edison di creare un deposito costiero di gas naturale liquefatto (GNL) a Costa Morena Est.
“Davvero, c’era molta più gente rispetto alla volta precedente, e non era certo una cosa facile da organizzare”, ha confermato Doretto Marinazzo, rappresentante di Legambiente e degli altri organizzatori. “Abbiamo creato una ‘fila stretta’ umana che si estendeva fino alle Sciabiche. Questo significa molto. Ma la cosa più incredibile è che mentre ci allontanavamo, ancora arrivavano altre persone.”
Brindisi, una città che afferma la sua identità come rigassificatore, si è dimostrata tutt’altro che addormentata. “Questa città spesso sembra dormiente, prevalendo l’individualismo, a meno che non venga colpita profondamente. In quel caso, emerge il senso di comunità”, ha affermato Marinazzo. “Abbiamo cercato di stimolare questo, non rispondendo alle provocazioni continue che abbiamo ricevuto. La nostra decisione di non replicare è un segno evidente di nervosismo.”
Legambiente ha sollevato due questioni cruciali. “Innanzitutto, c’è la questione logistica”, ha sottolineato Marinazzo. “Ci sono segnali importanti. Enel sta portando avanti la proposta di Enel Logistics, in contrasto con i piani di Edison e dei suoi sostenitori. In secondo luogo, mentre la politica locale e le autorità portuali procedono con il deposito costiero, essenzialmente bloccando ogni possibilità di sviluppo logistico, nel frattempo il Corridoio 8 sta prendendo forma. Come può reggersi il Corridoio 8 senza infrastrutture logistiche adeguate? Qual è il ruolo dell’Autorità portuale in tutto ciò? Evidentemente, per Brindisi è stata fatta una scelta: diventare un porto esclusivamente industriale, servendo solo i combustibili fossili. Tutti gli altri settori, come il commercio e il turismo, sembrano essere esclusi. Queste sono questioni che la politica deve affrontare.”
Alla manifestazione hanno partecipato rappresentanti di diverse fazioni politiche, inclusi membri di Cgil, Movimento 5 Stelle, Brindisi Bene Comune, Partito Democratico e persino di Fratelli d’Italia. Il messaggio comune è chiaro: Brindisi non vuole questo deposito di GNL. “Edison può venire qui, ma può anche andarsene”, ha dichiarato Roberto Fusco, capogruppo del M5S. “La città non lo vuole assolutamente. Non a Brindisi, né in nessun altro luogo. Perché approfittare sempre della povertà di Brindisi? Questi impianti non risolvono nulla; offrono pochissimi posti di lavoro.”
Sulla questione dell’occupazione, Antonio Macchia, segretario della Cgil, ha chiesto risposte da parte del governo, della Regione e del Comune. “Questo impianto porterà solo 26 posti di lavoro, non ne discutiamo”, ha sottolineato Macchia. “Anche un solo posto è importante. Ma il punto è che questo impianto minaccia la creazione di migliaia di posti di lavoro nel settore logistico, come dimostra l’esempio di Molfetta, dove con soli due investimenti in questo settore sono stati creati già 600 posti di lavoro.”
(Foto Nico Sciscio)