“Una commedia molto comica, ma forse la più tragica che abbia mai scritto». Definì così lo stesso Eduardo questa sua brillante e farsesca commedia in tre atti portata in scena per la prima volta a Roma l’8 dicembre 1940 al Teatro Quirino con la partecipazione di tutta la talentuosa famiglia De Filippo, ovvero Eduardo, Peppino e Titina.
Il 29 e 30 dicembre 2023, presso lo storico teatro del Carmine di Mesagne, l’Associazione Solidea augurerà buon anno, rappresentando “Non ti pago” nella versione dialettale mesagnese di Enzo Dipietrangelo, legalmente autorizzata: una storia di sentimenti tanto umani quanto universali, come invidia, dispetto, superstizione, ma anche riconciliazione e seconde opportunità.
Calcheranno la scena:
Edi Renna, nei panni della sognatrice vicina ti casa Nunna CARMELA;
Marcello Dipietrangelo e Carmelo Marzo saranno gli animosi F.lli FRUNGILLO;
Carmen Longo, la disperata signora ERMINIA;
Cosimo Morleo, documenti legali alla mano, darà voce all’Avv. STRUMILLO, mentre, breviario
sul cuore, Stefano Bello vestirà la talare del parroco DON RAFFAELE. Il malcapitato ma fortunato ragazzo di bottega, Mario BERTOLINI sarà vivacizzato da Ludovico Tenore, innamorato di STELLA, che sarà Concetta Passante. L’uomo di fatica (mica tanto) e di fiducia (ancora meno) AGLIETIELLO sarà impersonato da Enzo Dipietrangelo, la volenterosa inserviente di casa, MARGHERITA, da Georgiana Raluca Dosa. Marica Potì sarà la paziente padrona di casa, DONNA CONCETTA, moglie del burbero, sfortunato, invidioso e iroso padre-padrone, Don FERDINANDO QUAGLIUOLO, portato in scena da Pantaleo Ancora, regista della rappresentazione.
L’arredo scenico sarà curato da Franco Dipietrangelo, Amedeo Cellino opererà alla consolle con Raffaele Carriero; Claudia e Annarita Quaranta, con Maria Cellino, si occuperanno dell’accoglienza all’ingresso.
Si accede con un libero contributo destinato alla Parrocchia, ed in entrambe le serate saranno estratti gratuitamente dei premi offerti da attività commerciali del quartiere Carmine.
Introdurrà la professoressa Silvia Merenda.
La vicenda: Don Ferdinando Quagliuolo, benestante proprietario di un bancolotto, si ostina a giocare senza riuscire mai a vincere. Al danno si unisce la beffa di dover assistere alla sfacciata fortuna del suo dipendente Mario Bertolini puntualmente vincente ogni settimana. Quest’ultimo, inoltre, è innamorato della figlia del suo titolare, appoggiato dalla mamma della ragazza e osteggiato invece dall’invidioso padre.
Ma a squilibrare tale situazione interviene il sogno con protagonista il padre di Ferdinando, che regala in sogno a Mario una quaterna vincente. Da quel momento, contrariamente alle attese, apparentemente in conseguenza di una “maledizione”, la sorte del giovane innamorato volge alla sfortuna. Non manca il colpo di scena finale con il perdono di Ferdinando e l’annuncio del matrimonio tra i due giovani innamorati.
Una commedia immortale con sentimenti tanto umani e riconoscibili che anche nei momenti più brutti della storia riescono sempre a lasciare una morale di fondo.
Fulcro della narrazione è uno degli elementi più caratterizzanti la cultura napoletana: il gioco del lotto.
La sacralità di tale pratica (che è quasi una scienza con tanto di esperti e studiosi) vuole che ogni accadimento della vita quotidiana può essere considerato nell’ottica del gioco del lotto, perchè ad ogni accadimento corrisponde un numero. Del pari si può trarre ispirazione dalle mutazioni metereologiche e poi ovviamente dai sogni che diventano fonte di vincita sicura se vi compare un defunto che dà i numeri da giocare.
La cultura tutta napoletana della smorfia, delle superstizioni, della jella e della buona sorte, tutto viene rappresentato in modo divertente e caratteristico.
Ritratto di una Napoli in grado di reagire all’angoscia e alla miseria del vivere anche – e non solo – attraverso superstizioni. La figura del padre, evocata attraverso un vecchio ritratto di famiglia, porta al centro della vicenda proprio questo rapporto tra ragione e fede nella bontà dei morti, intenti – appunto nella credenza popolare – a seguire le sorti dei cari ed altrettanto ad influenzare la vita di chi mostra irriverenza nei confronti delle loro volontà.
Nella commedia il profetismo di Eduardo coglie la cruda realtà quotidiana, fatta di paure, angosce, timori, miseria, ma che incanala “bisogni, attese, speranze e illusioni”. La meta è il paradiso terrestre, il bene materiale che dà dignità e rispetto ad un uomo che vive miseramente.
Quest’opera, intrisa di comicità, non può non commuovere attraverso la lieve amarezza che si nasconde fra le divertenti gag comiche, che l’Associazione “Solidea” propone con il massimo rispetto per il genio Eduardo, per la lingua napoletana e con la massima fedeltà al copione originario.
A cura di Associazione Culturale Solidea (1 Utopia)
Teatro Carmine “Shalom”
P.le San Michele Arcangelo, 4 – Mesagne (BR)
Sipario ore 20.00
Tel. 347 2349752