Le criticità irrisolte della Asl Brindisi in una lettera dei sindacati

Nel presidio ospedaliero maggiore, il Perrino, Dea di Secondo Livello, punto di riferimento della traumatologia della Provincia, sede di numerose superspecialità, esistono delle situazioni organizzative inaudite, in cui reparti si reggono in piedi solo grazie allo spirito di abnegazione dei dirigenti medici che vi lavorano, spesso travalicando e non ottemperando ai dettami del nuovo contratto collettivo nazionale in essere e già in vigore da oltre un mese.

Per fare qualche esempio: la Chirurgia generale ha un organico risicato di pochi elementi e nonostante tutto riesce a mantenere un’attività H24 con guardia attiva e pronte disponibilità integrative. La conseguenza è che il numero di guardie e Pronte disponibilità per ciascun dirigente è tale per cui già ad oggi è stato infranto il limite posto dagli artt. 29 e 30 del suddetto Cnnl a un massimo 12 calcolato come media in un periodo di 2 mesi.

La Chirurgia plastica è orfana di direttore di Unità operativa complessa da un tempo ormai immemore, tanto che sta per esaurirsi (senza possibilità di ulteriore rinnovo) il mandato del dirigente facente funzione, senza che si abbia notizie dello stato della procedura di nomina.

La Chirurgia ricostruttiva senologica, che lavora in tandem con la Chirurgia senologica, consta di un solo dirigente medico all’attivo che deve far fronte all’intera attività chirurgica. La Cardiologia si ritrova nella medesima situazione, e oltre alla normale attività di reparto, è stata chiamata improvvidamente ad occuparsi anche della refertazione online degli elettrocardiogrammi.

A questo si aggiunge il carico di lavoro che per effetto domino si riversa su quelle discipline che lavorano H24 sul presidio, come ad esempio l’Anestesia e Rianimazione, i cui dirigenti medici vicariano le mancanze negli altri reparti “in attesa del pronto disponibile”. E come è ormai prassi, solleviamo per l’ennesima volta il problema della radiologia interventistica, ancora assente al Perrino e completamente dimenticata dagli organi apicali a qualsiasi livello: la sua mancanza ricade sull’operato degli anestesisti che si ritrovano costretti a correre con pazienti colpiti da ictus o sanguinanti per raggiungere l’ospedale che prima risponde alla richiesta di aiuto.

Se ci si sposta nei presidi “minori”, la situazione è ancora più drammatica. A Francavilla, il reparto di Oncologia può contare su un organico di soli tre dirigenti medici, anche loro sottoposti a regimi di orario e carichi di lavoro ottocenteschi; a questa si affianca la già nota – come da numerose segnalazioni, l’ultima delle quali a marzo 2024 – situazione dell’Ortopedia con in aggiunta il carico di lavoro da svolgere in sala operatoria: su quest’ultimo punto, si segnala l’autorizzazione a prevedere per le urgenze un solo medico pronto disponibile, laddove per norma di legge, dovrebbero essere previsti due operatori al tavolo operatorio. L’Ostetricia è ancora oggi non operativa per carenza di organico. Se quegli stessi criteri che hanno portato alla limitazione dell’attività del suddetto reparto fossero applicati ora ovunque, ci ritroveremmo con metà reparti della Asl inadeguati a svolgere il loro lavoro. Cosa è cambiato da allora?

L’Anestesia, in quanto servizio che opera nell’intero ospedale, ha un organico zoppicante con cui affronta, oltre alle urgenze, anche tutta l’attività di ambulatorio della terapia del dolore, le sedute operatorie e il resto del lavoro nei reparti.

A Ostuni si riscontra, se fosse possibile, un teatro ancor peggiore. Il Pronto soccorso è affidato a un solo dirigente medico, che a sua volta è anche il direttore di Unità operativa complessa. Sia l’Ortopedia che la Chirurgia generale hanno un numero così esiguo di personale all’attivo da pregiudicare la stessa continuità assistenziale.

Il Servizio di Anestesia dello stesso presidio è composto da sole due persone che forniscono un servizio H24 di guardia, mentre le sedute operatorie infrasettimanali (diurne o pomeridiane) sono ottemperate con l’utilizzo turni aggiuntivi a carico del personale afferente ai poli di Brindisi e Francavilla.

In tutti e tre i presidi, infine, la Direzione sanitaria è allo stremo, costretta ad affrontare ogni emergenza organizzativa con pochissimi mezzi e ancor meno personale (a Ostuni la figura del direttore sanitario non esiste affatto. E lo stesso sta per accadere anche al Perrino: tra dimissioni e mancanza di personale, dal 16 aprile rimarranno solo due dirigenti medici)

Come si evince da questa fotografia impietosa e terrificante della condizione dell’offerta sanitaria della Asl Brindisi, non c’è nulla di cui stare allegri. Allo stato attuale, nonostante numerosi incontri ufficiali, l’attuale direzione generale non ha implementato un piano delle Urgenze emergenze con la funzione di allocare e sfruttare nel modo più razionale possibile le unità a disposizione di ciascun Presidio ospedaliero. Non si è avuta ancora nessuna convocazione per avviare le procedure di confronto per la contrattazione decentrata e nulla sembra essere stato fatto per integrare le nuove norme contrattuali che de facto rivoluzionano l’organizzazione del lavoro all’interno della stessa Azienda.

Si ricorda che queste nuove norme contrattuali sono vincolanti e non ammettono ritardi o mancanze nella loro applicazione, e prevedono altresì una serie di calcoli e procedure ben precise affinché vengano attuate nel modo più giusto. Inoltre, devono essere creati de novo una serie di sistemi di controllo e vidimazione dell’orario che non esistevano fino a poco fa, senza contare le innovazioni in merito alla formazione, alla assegnazione e distribuzione degli incarichi professionali che sono state introdotte con il Ccnl 2019-2021.

Inoltre, il focus cruciale attorno a cui è stato costruito l’intero impianto contrattuale entrato in vigore già da qualche settimana è rappresentato dalla qualità e sicurezza delle cure del paziente affiancata a quella dell’operatore. E questa idea di sicurezza si basa sulla gestione ottimale delle risorse così da avere sempre a disposizione reparti funzionanti e capaci di far fronte alle necessità dell’intera popolazione. Finora, quello che abbiamo riscontrato è una discesa quasi inesorabile verso un contesto di insicurezza e debolezza del sistema, che potrebbe crollare sotto il suo stesso peso. Chiaramente siamo consapevoli che quella della Asl di Brindisi è un esempio tra tanti, che le sofferenze e le criticità siano presenti a ogni latitudine, ma siamo altrettanto convinti che questa considerazione non deve essere una giustificazione per accettare che la nostra sanità naufraghi, perché, volenti o nolenti, prima o poi potremmo trovarci dall’altra parte della barricata.

È quindi prioritario iniziare al più presto i lavori per adeguarci alla nuova normativa, e finora nulla sembra essere stato fatto o programmato. Come sempre, la sensazione strisciante è quella di essere completamente scotomizzati, scavalcati e ignorati. Non è questo il modo per iniziare al meglio il nuovo anno. E sicuramente un comportamento del genere non passerà sotto silenzio.

firma di Anaao-Assomed (dottor Salvo Minniti), Federazione Cimo-Fesmed (dr Pierpaolo Peluso) e Aaroi-Emac (dr Fabrizio Picoco)

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO