A PIEDI NUDI SUL PALCO: LA POESIA TOTALE DI GIULIA CESARIA – Gabriele D’Amelj Melodia

Lunedì 6 maggio, presso la Sala “Gino Strada” di Palazzo Nervegna, è stato presentato, a cura del Comitato cittadino della Società “Dante Alighieri”, ”Uni-Versi paralleli” , Edizioni Minigraf, silloge di liriche e prose poetiche scritte e raccolte con particolare cura da Giulia Cesaria, nota operatrice culturale, articolista e poetessa di talento.

Già dal titolo, molto intrigante e allusivo, si manifesta il telos programmatico dell’opera: una ricerca, dipanata nel tempo, di parole elette che si fondano armoniosamente su emozioni e valori da condividere con i propri cari, specie di generazioni discendenti, per realizzare una piena consonanza di visioni e di intenti. La vulcanica fantasia di Giulia ha concepito i percorsi che compiono tre generazioni diverse in guisa di “Universi paralleli” (godibile il bisticcio con gli ”Uni-Versi” del titolo), che corrono sui binari della vita sfiorandosi e mettendosi in competizione, proprio come delle Freccerosse, per poi convergere e unirsi in una “fusione a caldo” generatrice di nuovi orizzonti. Per sottolineare la volontà coesiva di questo meraviglioso gruppo famigliare, la poesia che dà il titolo al florilegio di liriche e prose poetiche è stata composta a… otto mani, perché tante sono state le manine che hanno impugnato la penna per scrivere ognuna un verso. Sì, avete compreso bene, si tratta proprio di una “poesia corale” perfettamente congrua. La raccolta si apre con una deliziosa poesiola di Marco Maltinti, il maggiore dei suoi figli, anche autore della foto di copertina, il quale, con molta ironia, propone un sapido bisticcio di parole che richiama i giochi linguistici tanto cari ad Aldo Palazzeschi, a Toti Scjaloia e persino al burbero Montale: “Tergi-versi/tra multi-versi av-versi,/imper-versi,/ attra-versi capo-versi diversi, versi contro-versi/tra paralleli uni-versi.

Anche la nipote Camilla Gonzalez, candidata a prendere il testimone da nonna Giulia, è presente con cinque liriche molto forti, vibranti di giovanile determinazione. Il volumetto, elegante nella sostanza e nella forma, è organizzato in capitoli ispirati al mistero del Cosmo e denominati “Costellazioni”, “Galassie”, “Polvere di stelle”, sezione dedicata ad aforismi e haiku. “Ho tutta l’anima incrinata di brividi di stelle” cantava Quasimodo, (ma è un verso che avrebbe potuto scrivere benissimo la nostra Giulia), raccoglie una trentina di liriche a verso libero dio varia ispirazione e, nella sezione “Galassie”, una serie di prose poetiche, anzi di “Pensieri vaganti”, come li definisce la stessa autrice, la cui ricchezza di sensibilità e spiritualità rapisce subito il lettore. Il verso “cesareo” ha grande senso del ritmo e quel tipo di musicalità che il critico statunitense Ben Lerner definisce “planetaria” (È il caso di dire che davvero tutto torna). Come scriveva Stephane Mallarmé all’amico Paul Valéry, i versi non si fanno con le idee, ma con le parole. Era un paradosso, una boutade, ma con un fondo di verità. Del resto anche Dante, nel “Convivio”, affermava che l’attività poetica sta nel saper “legare le parole”. Parole mai banali, parole assolute, parole ricercate sotto lo strato superficiale delle cose, in una faticosa opera di scavo, di ricerca. Giulia possiede l’arte della creazione e, a sua volta, è posseduta dal daimon della poiesis. Credo poco alla poiesi naïf: il vero poeta è un artigiano che nel suo studio-bottega lavora tutta la vita, legge, respira la poesia altrui, per poi produrre quelle magiche espressioni che sono bolle di sapone sospese nell’etere, un distillato dell’anima che acquista valore universale solo quando incontra consenso e condivisione da parte di chi le legge. Ed è proprio quello che fa Giulia, persona davvero speciale, dotata di un’empatia naturale, una donna innamorata della vita e del bello che irradia gioia, luce, positività. Quando, durante un bel videoclip passato sullo schermo a corredo di una sua poesia, si è tolta le scarpe per accennare qualche passo di pizzica, Giulia non si è resa conto di evocare le danzatrici immortalate da Saffo (“Così con armonia danzavano le Cretesi/con i teneri piedi intorno all’ara, / la giovane erba in fiore sfiorando dolcemente”), o “il suono liquido dei tuoi piedi” cantato da Pablo Neruda. Già, l’eterna poesia vaga nel firmamento e compie il miracolo di ispirare nuovi sentimenti, nuove parole da limare, da levigare con amorosa pazienza, per offrire ristoro alle menti e i cuori degli umani. Salvifica e nobile è la funzione della Poesia, “Musa di etereo manto, /e di musical sussurro” (Regis Baron), e chi non ama la poesia resterà sempre un’anima arida.

                                                                         Gabriele D’Amelj Melodia

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