L’11 giugno 2024 ci lascia, all’età di 80 anni, la cantautrice e attrice francese Françoise Hardy, conosciuta per la sua voce dolce e melodica ed entrata a far parte del mondo della musica già all’età di 18 anni, quando incise il primo 45 giri.
Nata a Parigi il 17 gennaio 1944, la Hardy ha iniziato la sua carriera musicale negli anni ’60 ed è diventata rapidamente una delle artiste più famose della scena musicale.
Utilizzando il titolo di una delle sue canzoni più famose, “Comment te dire aieu”, “ Come dirti addio”, i giornali francesi riportano la notizia della morte di un’autentica icona di stile parisienne: con il suo stile chic, minimal ed elegante ha influenzato generazioni di artisti e stilisti, anticipando quella che è la moda attuale.
Look dai colori neutri, capi basic e sofisticati, capelli lunghi sciolti e con frangia sono il mix che rende Françoise Hardy intramontabile e musa ispiratrice per le grandi figure del fashion come Paco Rabanne e André Courrèges.
A portarla in televisione è “Tous les garçons eet les filles”, uscita il 28 ottobre del 1962 e destinata a vendere più di due milioni di copie in tutto il mondo. Un anno dopo, con “L’amour s’en va”, la Hardy partecipa all’Eurofestival guadagnando il quinto posto e sempre più successo, fino a fondare la sua etichetta discografica nel ’67 dopo aver partecipato, l’anno prima, anche al Festival di Sanremo. Subito dopo questo susseguirsi di traguardi e irrefrenabili successo e fama, decide di interrompere la sua carriera musicale.
Il carattere malinconico che traspare dalla sua personalità, dal suo stile e dalle sue canzoni, aveva fatto innamorare tutta la generazione degli anni ’70 ma in particolare musicisti dai più diversi timbri, come Bob Dylan, David Bowie e Mick Jagger, il quale la definì la “sua donna ideale”. Ignorando le avances di questi grandi personaggi, abbandona nel ‘68 la scena musicale per Jacques Dutronc, compositore e cantante anch’egli francese. Con Dutronc la Hardy costruirà un amore grandissimo ma allo stesso tempo doloroso e tormentato.
Aurora Lezzi