E’ con enorme soddisfazione – scrive il sindaco Pino Marchionna – che annunciamo l’iscrizione della Via Appia nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Si tratta del 60° riconoscimento all’Italia e il primo ufficialmente proposto dal Ministero della Cultura italiano. Siamo orgogliosi di rappresentare uno degli snodi fondamentali dell’antica via romana, insieme alle Città di Roma e Benevento. Lunedì 29 luglio 2024 presso la sala dell’Autorità Portuale saluteremo tutti insieme questo importante riconoscimento che coinvolge in modo così significativo la Città di Brindisi, antico terminale della “Regina Viarum”.
Il riconoscimento UNESCO dell’Appia antica
Un successo di più territori, della città di Brindisi e di quanti ci hanno creduto in questi ultimi anni. E’ solo la fine dell’inizio. Adesso bisogna andare avanti con impegni comuni e coerenti con la storia ma rivolti al futuro.
Ho seguito con interesse, con interventi ed articoli e con convinta partecipazione, anche come neofita vitivinicoltore, tutto il percorso e le iniziative che hanno portato a questo importante risultato. Tra le proposte che hanno dato forza al riconoscimento oltre a quelle dei siti e delle testimonianze fisiche e infrastrutturali che archeologi e competenze scientifiche hanno riportato alla luce,mi è sembrata molto interessante e innovativa la proposta di fare dell’area del Cillarese (canale e bacino) il parco terminale dell’Appia antica. La sua valorizzazione può diventare certamente un progetto di grande rilievo non solo storico ma anche di sviluppo turistico ed economico. La certezza storica e infrastrutturale, se non l’ovvietà, è che l’Appia iniziava a Roma e finiva a Brindisi. E dopo il parco dell’Appia antica di Roma che ho avuto modo di visitare e approfondirne le sue attrattivita’ turistiche ed enogastronomiche, realizzare quello dell’Appia antica di Brindisi darebbe valore all’intero tracciato e un ulteriore contributo ad una idea di città e del suo sviluppo passato ma anche futuro.
I Romani realizzavano le strade per logiche militari, di dominio e di espansione ma mentre le costruivano attorno ad esse si realizzava sviluppo e, come diremmo nei giorni nostri, attrazione di investimenti. A dimostrazione che le infrastrutture, da sempre, non servono solo per far transitare uomini e merci ma creano anche altre utilità, culture e civiltà. La via Appia e la Traiana hanno rappresentato, per la loro parte terminale nel nostro territorio, fattore di sviluppo, di modernizzazione anche nel settore agricolo e vitivinicolo. Le derrate alimentari e il vino necessari per approvvigionare le truppe che si imbarcavano dal porto di Brindisi, terminal della via Appia e della via Traiana, venivano prodotti in questa area. La viticoltura fu portata nei nostri territori dai messapi ma ebbe un salto di qualità e anche di quantità proprio con i Romani. Il porto di Brindisi raggiungibile con la via Appia e con la Traiana per ragioni prima di carattere militare e poi per il ruolo che contestualmente veniva ad assumere anche dal punto di vista commerciale nel mediterraneo diventò fattore di sviluppo territoriale. E non a caso i romani nel fare le strade sceglievano tracciati dove era possibile sviluppare, incrementare o realizzare attività agricole necessarie all’approvvigionamento di derrate alimentari per i propri soldati e per i bisogni della vita quotidiana.E si costruivano tracciati preferibilmente vicini a corsi d’acqua. Il vino era un alimento indispensabile così come l’olio anche per bisogni non solo alimentari.La viticoltura e l’olivicoltura della campagna che arrivava fino a Brindisi si sviluppano così. La testimonianza più importante è rappresentata, oltreché dalla fertilità dei terreni brindisini, dalla presenza delle fornaci di anfore utilizzate per il trasporto via mare di vino e di olio.Mentre allora si definiscono i contenuti per una più ampia progettazione per la valorizzazione dell’Appia antica nell’ambito del suo riconoscimento UNESCO sarebbe opportuno conoscere bene e con precisione il vero tracciato della stessa nei nostri territori e in particolare quello brindisino, senza farsi condizionare dal recente vissuto o da riferimenti relativi all’attuale via Appia. Il tracciato non è certamente quello che comunemente abbiamo conosciuto in epoca moderna, la vecchia statale poi trasformatasi nell’attuale superstrada che porta a Taranto.Gli storici locali,e non solo loro, sostengono che il tracciato della vera Appia antica sia quello della vecchia strada per Mesagne oggi strada comunale per lo Spada e Casignano. Una parallela della statale e costeggiante i canali (Capece, Galina, Cillarese) che allora bagnavano le campagne del territorio e arrivavano fino al seno di ponente del porto di Brindisi.Come Tenuta Lu Spada nel recuperare e sviluppare la vecchia vocazione vitivinicola di terreni su cui abbiamo deciso di piantare i nostri vigneti, abbiamo scoperto che questi si ritrovano a ridosso di questo tracciato o, come sostiene qualche storico, addirittura attraversati dal tracciato terminale dell’ Antica. Abbiamo sostenuto con nostre iniziative e valutazioni quanti hanno lavorato per la progettazione per il riconoscimento Unesco a partire da quelle della Lega ambiente e dell’associazione Antiche strade partecipando a tutte le Appia day.Bisogna evitare allora che per qualsiasi progetto esecutivo per la valorizzazione della nostra “regina viarum” prevalgano inutili campanilismi e/o sovrapposizioni di studi e progetti ma sopratutto approssimazioni e superficialità storiche dal momento che può essere una occasione utile per ridare identità e riconoscibilità ai nostri territori attraversati dall’Appia antica anche iniziando a dotarli di una vera segnalazione e lasciando così alle future generazioni le tracce e i luoghi giusti del passato e non solo semplici nomi o addirittura forzature topografiche artificiose.
Carmine Dipietrangelo
Amministratore Tenute lu spada
“Via Appia. Regina Viarum” nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO è uno straordinario traguardo”
Con immenso orgoglio, il Partito Democratico di Brindisi accoglie la notizia dell’iscrizione della “Via Appia. Regina Viarum” nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Questo straordinario traguardo viene da lontano e rappresenta il frutto di una straordinaria sinergia tra Ministero, enti locali ed associazioni.
Il riconoscimento è anche il coronamento di una visione lungimirante e di un impegno costante della precedente amministrazione, che ha fortemente creduto nel valore storico e culturale della Via Appia, investendo risorse e competenze significative, promuovendo scambi culturali tra tutti i comuni che si estendono da Roma a Brindisi e lavorando instancabilmente per questo ambizioso obiettivo.
In particolare, la collaborazione con le Associazioni e tra i comuni lungo la Via Appia si è rivelata cruciale per raggiungere questo risultato, dimostrando che l’unione e la condivisione di obiettivi possono portare a successi straordinari.
La designazione della Via Appia come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO riveste un significato particolare per Brindisi, storico terminale della Via Appia e naturale “Porta d’Oriente”.
Questo riconoscimento, infatti, celebra la ricca eredità storica di Brindisi, e pone anche le basi per un futuro di sviluppo turistico e culturale che valorizzi le nostre radici e proietti Brindisi nel panorama internazionale.
Il Partito Democratico di Brindisi ringrazia tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato storico ed invita la cittadinanza a partecipare attivamente alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale, affinché la Via Appia possa continuare a essere un simbolo di orgoglio e di identità per le future generazioni.
Partito Democratico di Brindisi
“Via Appia. Regina Viarum”
diventa il 60° sito italiano riconosciuto dall’UNESCO
Il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi nella 46ª sessione, ne ha deliberato alla Lista del Patrimonio MondialE
FASANO – Il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi nella 46ª sessione, ha deliberato l’iscrizione della “Via Appia. Regina Viarum” nella Lista del Patrimonio Mondiale che diventa così il 60° sito italiano riconosciuto dall’UNESCO.
Si tratta della prima candidatura promossa direttamente dal Ministero della Cultura, che ha coordinato tutte le fasi del processo e ha predisposto tutta la documentazione necessaria per la richiesta d’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale. Il risultato è il frutto di un lavoro di squadra che ha visto il coinvolgimento di molteplici istituzioni: 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 Città metropolitane e Province, 74 Comuni, tra cui Fasano, 14 Parchi, 25 Università, numerosissime rappresentanze delle comunità territoriali, nonché il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede.
«La Via Appia è Patrimonio UNESCO: un grande successo per quei milioni di italiani del Centro e del Sud che vivono nei territori della “Regina Viarum”, simbolo della nostra storia – dichiara il sindaco di Fasano, Francesco Zaccaria – Da questo riconoscimento può nascere una valorizzazione dei luoghi in grado di portare ulteriori benefici ai territori interessati. L’UNESCO ha colto il valore universale di un’opera che nei secoli è stata essenziale per gli scambi commerciali, sociali e culturali con il Mediterraneo e l’Oriente. Noi che abbiamo la fortuna di vivere la Via Appia in prima persona dobbiamo prendercene cura e valorizzarla, ampliando servizi e offerta turistica. La nostra Amministrazione anche per questo sta promuovendo, in partnership con il Comune di Monopoli, la pista ciclopedonale che per lunghi tratti costeggerà la Via Appia. Una dorsale lunga oltre 20 km da Monopoli a Torre Canne, per tutto il litorale adriatico, che attraversa le località balneari di Capitolo e Savelletri, e l’area archeologica di Egnazia. Questa infrastruttura – conclude Zaccaria – collegherà circa 40 luoghi di interesse paesaggistico, storico, culturale e archeologico di una zona fra le più suggestive di Puglia».
L’Appia fu la prima delle grandi strade di Roma costruite con tecniche innovative, veri e propri capolavori di ingegneria civile che si affiancarono alle vie naturali e che costituiscono i monumenti più durevoli della civiltà romana. Il tracciato, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, fu poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi, testa di ponte verso la Grecia e l’Oriente, man mano che avanzava la conquista romana e lungo la Via Appia Traiana, la variante fatta realizzare dall’imperatore Traiano nel 109 d.C. per agevolare il percorso nel tratto da Benevento a Brindisi.
Concepita per esigenze militari, la Via Appia divenne da subito strada di grandi comunicazioni commerciali e di primarie trasmissioni culturali e, nel tempo, è diventata il modello di tutte le successive vie pubbliche romane così come, in un certo senso, l’origine del complesso sistema viario dell’Impero, che è anche alla base dell’attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo.
La creazione di questa rete stradale ha permesso la strutturazione di rotte di scambio anche con le vie d’acqua, permettendo così, nel corso dei secoli, un flusso praticamente ininterrotto di persone, idee, civiltà, merci, religioni e idee, percorsi che sono ancora vivi e sentiti da chi abita ancora oggi questi territori. Gli appellativi con cui gli stessi autori antichi la definirono, insignis, nobilis, celeberrima, regina viarum, testimoniano tutte le valenze politiche, amministrative, economiche, sociali e propagandistiche che le valsero la sua millenaria fortuna.