“Come ottenere il reale svincolo di ben 678 ettari di terreni in zona industriale”

 Il 10 gennaio 2024 abbiamo ricordato i 24 anni dalla emissione del Decreto del Ministero dell’ambiente (10/01/2000) con il quale si perimetravano i siti di interesse nazionale (SIN) di Brindisi e Taranto; perimetrazione effettuata dal Ministero dell’Ambiente (e non dallo scrivente, come qualche beota continua ancora a pensare), con l’obiettivo della bonifica delle eventuali contaminazioni delle varie matrici ambientali. Perimetrazione che è stata recentemente rivisitata escludendo dalla Z.I. le aree già caratterizzate, prive di contaminazione e/o bonificate; ciò è avvenuto anche per una piccola porzione di area agricola, esterna alla Z.I., tralasciando tutte le altre in virtù di una contaminazione ancora esistente nelle varie matrici ambientali. La notizia di nuovi insediamenti nell’area industriale non fa che piacere ma è improprio ed inopportuno riportare la solita lamentela della mancanza di suoli e della rivisitazione della perimetrazione del SIN; proprio al Consorzio ASI, dal 2003 al 2007/08, per delega del Comune di Brindisi e con fondi rivenienti dal Ministero dell’Ambiente, ha caratterizzato ben 678 ettari di terreni suddivisi dal Consorzio in 583 ettari di “proprietà privata” e 95 ettari di “proprietà pubblica”. La caratterizzazione chimica del suolo e del sottosuolo ha individuato solo 91 punti (hot spots) ove alcuni parametri superano le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC). Fatti salvi alcuni sostanziali errori effettuati nei Piani di Caratterizzazione, fra cui quello dei primi 70 cm. dei terreni dell’impianto comunale del ex CDR che ne ha ritardato la gestione, dal 2008 ad oggi vi erano tutti gli strumenti per attivare o la procedura dell’Analisi di Rischio o quella della “bonifica” dei 91 punti contaminati. Nell’area industriale la contaminazione della falda è diffusa! Il Ministero dell’Ambiente, già dall’Accordo di Programma, mette a disposizione dell’area SIN di Brindisi circa 25M€, oggi ridotti a 24,45M€, per effettuare due impianti di trattamento e bonifica delle acque di falda (Costa Morena e Fiume Grande) per un importo complessivo di circa 16,2 M€. Questi due interventi di “messa in sicurezza” garantiscono che non vi siano preclusioni alla restituzione dei terreni all’uso legittimo, fatto salvo che le matrici suolo e sottosuolo siano “non contaminate”. Le restanti risorse dell’Accordo di Programma, pari a circa 8.25 M€, per come programmate, sono di totale mancanza di utilità per la Z.I. e non risolvono i problemi connessi alla destinazione di suoli per nuovi interventi; tali inutili interventi sono: – La caratterizzazione chimica del Villaggio San Pietro (320.269,96 €) che, in quanto posto al di fuori dell’area SIN e quindi con un utilizzo difforme alle finalità delle somme erogate, pone il rischio di un intervento della Corte dei Conti; – Interventi (5.969.677,69 €) di caratterizzazione, bonifica ecc. dell’area ex SIC degli “Stagni e Saline di Punta della Contessa” che, non essendo utili alla crescita industriale (non è possibile realizzare nulla), possono essere demandati nel tempo; – Analisi di rischio sui 91 punti contaminati (1.979.730,04 €). La normativa vigente permette di superare l’Analisi di Rischio e di passare direttamente alla “messa in sicurezza permanente” attraverso la bonifica del suolo e del sottosuolo contaminato. 2 In definitiva, per evitare le continue litanie sulla perimetrazione e considerando che non vi saranno altre risorse statali a tal uopo, con ben 8.25 M€ rivenienti dall’inutile e superflua realizzazione dei tre interventi richiamati, può essere possibile rimuovere i 91 punti contaminati e restituire all’uso ben 678 ettari di terreno industriale utile a soddisfare ogni richiesta. Solo in questa maniera è possibile liberalizzate ben 678 ettari di terreni dal vincolo ministeriale e proiettare la zona industriale, parte integrante del Comune di Brindisi, verso quegli auspicati interventi, anche di “green economy”, necessari e prodromici a quel tanto impropriamente citato “sviluppo sostenibile” che tramite la ZES, ecc. è realmente possibile da raggiungere.

Prof. dott. Francesco Magno

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