GIUNI RUSSO, ETERNAMENTE VIVA – di Davide Gigliola

Foto: www.giunirusso.it

Esattamente 20 anni fa, il 14 settembre 2004, moriva a Milano a causa di un male incurabile Giuni Russo.  Un anniversario che non può passare inosservato, in quanto questa grande cantante è stata una delle più grandi interpreti  e delle voci più potenti del nostro panorama musicale.

La stragrande maggioranza la ricorderà per le immortali hit come Alghero o Un’estate al mare, canzoni che le hanno dato la possibilità di farsi conoscere e apprezzare al grande pubblico e che tutt’oggi animano le stagioni estive, eppure di questa interprete va ricordato ben altro oltre le “canzonette”. Certo, di un artista si ricorda principalmente l’eredità canora, ma su Giuni non si può tacere il percorso di vita che l’ha portata a raggiungere le vette di una maturità umana e artistica di rara preziosità.

Nel panorama musicale italiano ha indubbiamente arricchito – assieme a tanti altri – quella dimensione profonda, quasi metafisica, della musica. Basti ricordare il forte legame e l’amicizia con l’indimenticato Franco Battiato con cui ha collaborato tante volte. Mentre scrivo queste parole  penso con tanta amarezza all’attualità della musica, dominata dalla banalità dei testi e dalla vacuità e ripetitività dei ritmi. Indubbiamente, serve anche leggerezza, ma la musica ha un potere unico di arrivare nei meandri interiori di chi la ascolta e questo oggi appare per lo meno inquinato. Questo dunque è stata Giuni: oltre le “hit estive” è riuscita a coniugare e a completarsi con testi di una raffinatezza e spessore incomparabile.

Aveva non solo il dono di una voce immediatamente riconoscile, robusta e calda, ma riusciva ad arrivare realmente al cuore di chi la ascoltava, come ho sperimentato io attraverso l’ascolto dell’album del 2023, “Morirò d’Amore”, che mi ha letteralmente “salvato”. Fu quello lo stesso anno in cui si presentò al Festival di Sanremo e come accaduto per troppi altri non ebbe la visibilità e il riconoscimento che meritava; eppure presentandosi su quel palco con i segni della lotta alla malattia e con la incommensurabile bellezza del testo, consegnò il suo testamento più bello, morire d’amore appunto.

Visse in se, negli ultimi anni di vita, un’autentica “conversione”, grazie all’incontro con la spiritualità carmelitana teresiana e la lettura dei testi di Santa Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce, Edith Stein, ecc. che le spalancarono quella finestra mistica che la rapì verso le cose del Cielo. In Giuni non è stato di certo un abbaglio e nemmeno un ripiego,  ma una autentico Incontro, che l’ha consolata e rafforzata. Un anima inquieta che ha raggiunto la pacificazione espressa con le sue canzoni e una donna che è riuscita non solo a scoprire il suo tesoro interiore, ma ancora di più ad assimilarne intimamente e profondamente il suo valore. Il suo percorso perciò, grazie alla musica, è diventato condiviso con chi l’ascolta.

Consiglio vivamente di ascoltare testi come: Cercati in me, La Sposa, Nada te turbe, Dio in esilio, La Sua voce (come sei bella), Para siempre, solo per citarne alcuni. Farà solo tanto bene, scaldando l’anima e dando la possibilità di respirare quell’innamoramento della vita che la “signorina Romeo” ha vissuto e cantato.

Grazie Giuni per quello che sei stata e che continuerai ad essere perchè sei semplicemente diventata eterna. La musica rende immortali e tu lo sei veramente.

Davide Gigliola

 

 

Foto: www.giunirusso.it

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