San Francesco d’Assisi, il poeta contemporaneo che ha saputo incantare l’uomo: a lui dedicato il concorso di poesie di Don Cosimo Schena

Credit foto: https://www.lalucedimaria.it/oggi-4-ottobre-san-francesco-dassisi-innamorato-pazzo-che-sconvolge-tutti-gli-schemi/

San Francesco d’Assisi, figura emblematica alle origini della letteratura italiana che ne ha determinato l’ascesa in volgare, con il suo messaggio improntato alla semplicità e alla povertà di Cristo e con il suo più celebre componimento intitolato Cantico delle creature, sulla base di una mia personale interpretazione di quest’ultimo, ha fermato un tempo che pause apparentemente non ha, indugiando sulla bellezza della natura.

Ma per quale motivo parlare proprio di San Francesco e attribuirgli ora questa consolidata importanza? Il poeta dell’amore di Dio, Don Cosimo Schena, come viene denominato, sta organizzando un concorso di poesia proprio dedicato alla vita del Santo presso la Parrocchia del Quartiere La Rosa. Tale concorso, suddiviso in tre sezioni e intitolato significativamente Il cantico della vita, con un esplicito riferimento alla più famosa lauda del Santo, è rivolto sia ai ragazzi sia agli adulti. Le poesie più belle saranno selezionate da una giuria e pubblicate successivamente su Amazon. San Francesco, animato da un casto sentimento di devozione nei confronti del Creatore, attraverso una contemplazione insieme mistica e terrena del creato, invita a considerare il male di vivere della società moderna: la sete di velocità che offusca la sensibilità e il pensiero emozionale dell’uomo odierno, ridotto a mero ingranaggio di un sistema caratterizzato da fissità e rigidità.

Sotto i prepotenti colpi di una frenesia che non ammette ripensamenti e compromette la qualità della vita stessa, nel susseguirsi delle scadenze che impediscono un’autentica immersione negli eventi e nelle situazioni reali, il poverello d’Assisi, nella rivelazione e nella celebrazione degli elementi della natura, ha donato all’uomo la capacità di reincantarsi e di rallentare il moto delirante dell’esistenza. Per un istante soffermiamoci a riflettere sulle scansioni di una giornata modello. Sono le 6 del mattino e un sole tiepido distende appena i suoi raggi sulle case ancora assonnate. Senza posa suona la sveglia. Il suo mormorio risuona continuamente nelle orecchie. Comincia il tran tran della vita e all’improvviso si intuisce un senso di profondo disagio misto a inquietudine e noncuranza. Ci si precipita giù dal letto spinti dalla irrefrenabile impazienza del mondo contemporaneo. Un chiacchiericcio indistinto ricorda gli improrogabili impegni di un uomo chinato di fronte alla forza travolgente del tempo. Un tempo che modella la nostra esistenza, la nostra esperienza della realtà e le nostre relazioni con l’altro e con l’ambiente. Ogni azione si svolge all’insegna di una velocità schiacciante che sembra voler dire con tono minaccioso: «Se non completerai lo schema del progetto dell’azienda entro le 4 del pomeriggio, domani, giorno festivo sarai costretto a lavorare ancora!», oppure, «Una fila interminabile di clienti attende la sua colazione. Oggi nessuno verrà ad aiutarti. Prepara immediatamente dieci caffè». Si percepisce il ritmo della quotidianità, con le sue pressanti accelerazioni, per essere pronti a rispondere ad ogni sollecitazione. Si corre precipitosamente da un’attività ad un’altra, trasportati dal peso dell’abitudine e delle tecnologie digitali. È come se la contemporaneità fosse dominata soltanto dal divenire, dal cambiamento assoluto, dalla provvisorietà, dalla crisi della sedentarietà, in un processo inarrestabile e senza via di fuga. Un incessante flusso di e-mail, di informazioni e di messaggi inonda i giorni vaghi e ripetitivi senza che neppure venga data la possibilità di concentrarsi su quelle piccolezze che danno calore alla fredda monotonia di un tempo ordinario. L’uomo, nel delirio e nel caos del tempo presente, tormentato dalle preoccupazioni per le quali investe faticosamente tutte le proprie energie, proteso illusoriamente verso un futuro che sembra promettergli quella felicità e quella stabilità che distinguono la sua corsa senza riferimenti precisi, ha smarrito il significato del proprio essere e la capacità di meravigliarsi per vivere in armonia con la comunità umana che lo circonda.

Nell’esaltazione entusiastica della potenza divina e della bontà dell’universo, San Francesco vede un possibile antidoto contro la «cultura della velocità», riscoprendo l’autenticità e la profondità di un momento di quiete.

Iolanda Vitali

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