BRINDISI – Ieri in città si respirava l’atmosfera delle grandi occasioni, come non accadeva da tempo. L’arrivo del gigante del mare e l’insediamento del professore di diritto commerciale Patroni Griffi – che ha scelto di trascorrere a Brindisi le sue prime ore da presidente dell’AdSP, partecipando nel pomeriggio alle operazioni di attracco della Msc ed in serata ad un convegno organizzato dal Propeller Club sulle Aree Logistiche Integrate -, hanno rappresentato due avvenimenti di un’importanza assoluta per il futuro dello scalo portuale brindisino e dell’economia della città.
Così, per l’intera giornata, si è assistito ad una sorta di passaggio di consegne tra l’oramai ex Commissario straordinario dell’AP di Brindisi, Mario Valente, ed appunto il neo-presidente Patroni Griffi, che avrà il compito di soprintendere alla gestione degli scali di Brindisi, Bari, Manfredonia, Monopoli e Barletta.
La lunga giornata è culminata con il convegno organizzato dal Propeller Club, al quale hanno partecipato il Sindaco Carluccio, il presidente del Propeller Brindisi ing. Caiulo, il presidente nazionale del Propeller Masucci, il prof. Pirro e lo stesso Patroni Griffi.
Significative le prime parole di quest’ultimo: “Nella mia carriera ho assistito a tantissime manovre nei vari porti, ma quanto ho avuto modo di vedere oggi a Brindisi rappresenta uno spettacolo unico che mi ha molto emozionato; questo porto assomiglia a quelle anse che si trovano nei paesi del nord. Sicuramente l’ingresso di una nave così grande in un porto del genere diventa uno spettacolo simile ad una cerimonia: sembra quasi di assistere ad un cambio della guardia”. Il presidente, da noi sollecitato sulla necessità di aggiornare il piano regolatore del porto fermo al 1974, ha così risposto: “Tutti i piani regolatori sono datati ed hanno bisogno di essere aggiornati. Purtroppo non è così semplice: il Governo si sta attrezzando per snellire le procedure, però non è un problema che potremo risolvere in breve tempo”. Infine, una provocazione sulla necessità di tornare all’idea originaria di un’Autorità Unica di Sistema: “Non sono stato d’accordo con la scelta di separare le Autorità di Bari e Taranto. Sarei disposto a dimettermi da presidente di quella del Basso Adriatico pur di vedere sorgere l’Autorità Unica”.
A proposito della necessità di accentrare piuttosto che localizzare, l’ing. Caiulo non ha nascosto i suoi timori sul futuro della nuova AdSP del Basso Adriatico: “In termini di movimentazione delle merci occupiamo il 12° posto su 15 AdSP attualmente esistenti; anche per questo motivo, come Propeller, avevamo chiesto l’accorpamento dell’AP di Brindisi con quella di Taranto. Brindisi e Bari movimentano cumulativamente 12 mln di tonnellate di merci l’anno, ma per rientrare tra i criteri europei stabiliti per i porti core bisognerebbe movimentarne almeno 15 mln: fra tre anni è quindi possibile che la nuova AdSP possa venire meno”. in realtà questo non dovrebbe accadere, perché il porto di Bari ha assunto la qualifica di porto core non certo per la quantità di merci movimentate, ma poiché è stato individuato come nodo urbano primario, che rappresenta il secondo dei criteri imposti alternativamente dal Regolamento dell’Ue per rientrare tra i porti core.
Interessante è risultato poi l’intervento del prof. Pirro, che ha snocciolato una serie di numeri sul rilievo nazionale che continua ad assumere il comparto industriale brindisino in termini di valore prodotto. Nel periodo della crisi economica (2008-2014), infatti, il tessuto economico brindisino ha sostanzialmente retto meglio di quello delle altre province pugliesi, grazie alla presenza del secondo polo aeronautico della Puglia, di un polo energetico tra i più grandi d’Europa e di un comparto chimico tra i più importanti della dorsale adriatica. Basti pensare che le 12 aziende più grandi della zona industriale brindisina hanno fatto registrare nel 2016 un valore di produzione pari a 3,2 miliardi di euro. A questo dato vanno aggiunte, tra le tante note positive: lo straordinario numero di addetti diretti impiegati nell’Ilva di Taranto (10.980) e nella Fiat di Melfi (7557), i più grandi d’Italia in questo senso; i segnali di ripresa del comparto industriale leccese; la grande offerta enogastronomica garantita dalla Basilicata; il dinamismo dell’interporto barese. Questi dati, allora, forniscono la misura delle capacità produttive del territorio appulo-lucano e consentono di immaginare uno sviluppo importante per la neonata Area Logistica Integrata, che dovrà tendere verso forme di trasporto intermodale, incentivate dal Governo attraverso il ‘ferro-bonus’ ed il ‘mare-bonus’.
E’ in questo contesto che dovrà giocarsi le sue carte il porto di Brindisi, forte di un consolidato traffico ro – ro, di ampie aree retroportuali e di una centralità che gli permette di sfruttare le dinamiche geopolitiche favorevoli (vedi le nuove occasioni di partnership legate all’espansione economica della Turchia, dei paesi balcanici ed al raddoppio della stazione marittima di Igoumenitsa). La città saprà dimostrarsi all’altezza di queste sfide decisive? Meglio lasciare il dubbio…
Andrea Pezzuto Redazione |