A dispetto di un mercato editoriale che sembra voler chiassosamente sedurre il potenziale lettore attraverso il potere iconografico delle immagini e dei colori in copertina, spiccano ancora quei libri che ammiccano con discrezione, facendo leva sul rigore pulito dei toni e della composizione grafica. Canzone d’amore da un tempo difficile (L’orma editore) è un libro che colpisce: non solo perché la fotografia rielaborata in bianco e nero dell’autore, Ronald M. Schernikau, pare invitare giocosamente ad indovinare le note brechtiane della canzone nel titolo; non solo per la deliziosa, finale, scoperta della riscrittura in chiave scacchistica di ciascuno dei volumi della collana Kreuzville (il tema della nostra Canzone d’amore è perfettamente illustrato dalle mosse della partita Rossolimo – Monson del 1945 dove «a volte, affinché un pedone possa conquistare la propria identità bisogna essere pronti a lasciare dei pezzi per strada»), ma soprattutto perché la sua pubblicazione rimedia alla profonda lacuna data dall’assenza, finora, del lavoro di Schernikau in traduzione italiana.
Kleinstadtnovelle (questo il titolo in lingua originale) è il libro che nel 1980 ha fatto conoscere ed amare in Germania il suo giovanissimo autore, consacrandolo ad un successo di critica e di pubblico senza precedenti: ancora liceale, Schernikau ci apriva le porte della sua intensa (e molto breve) esistenza, tesa con forza all’affermazione di sé, della propria identità politica e omosessuale. Da questa ricerca di sé e dell’altro, nascono pagine dense di lucida ironia che smascherano l’ipocrisia degli adulti, delle dinamiche di gruppo, della scuola, delle ristrette vedute di una piccola città da cui fuggire. Sospinto da un desiderio di libertà che si estrinseca anche negli aspetti formali della scrittura, Schernikau elimina l’uso delle maiuscole e gli riesce di immergere il lettore nel flusso di pensieri di b., il protagonista, oscillante tra la leggerezza e l’inquietudine per un’identità da dover difendere con fierezza. E nonostante si faccia strada la convinzione che «qui, oggi, non si dà la felicità», resta pur sempre da considerare cosa è fattibile – e dunque «non rinunciare al proprio diritto alla felicità» e non evitare gli abbracci del mondo diventano i mantra da recitare mentre si compone la propria storia. È vero che il tempo da cui b. ci scrive è difficile, ma la sua è pur sempre una canzone d’amore.
Diana A. Politano