Sabato 23 dicembre ore 20,30

Maria Moramarco & Uaragniaun in Paràule

con

Luigi Bolognese, Silvio Teot, Pino Colonna e Nanni Teot

Chiesa della Santissima Addolorata La Pietà

Via Indipendenza 47 Brindisi

Vorrei dirvi, passarvi, consegnarvi “i paràule“ dei canti della Murgia quelle che per generazioni sono sopravvissute sulle ali della parole orale con la leggerezza tipica di questo codice che si lascia sempre dietro qualche perdita, perché non ha l’ impalcatura e il suggello della scrittura.Il forziere di queste parole è stato il canto.

Maria Moramarco

E’ il secondo appuntamento della XVIII edizione della rassegna musicale internazionale de I suoni della Devozione realizzata col patrocinio dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, del Comune Di Brindisi e della Società di Storia Patria per la Puglia col sostegno di Enel e privati dall’Associazione Adriatic Music Culture.e la direzione artistica di Roberto Caroppo. Al programma che sta riscuotendo un grande successo di pubblico,  è un periplo musicale attorno alle vocalità femminili della musica tradizionale dell’Avvento del centro e Sud Italia, si è aggiunta in ultimo la preziosa voce salentina di Enza Pagliara che rappresenta il congiungimento ideale tra il passato della tradizione e il presente della ricerca, Enza voce solista della notte della Taranta sarà ospite della rassegna il 26 dicembre nella chiesa del Cristo dei Domenicani.

Dopo il successo del concerto inaugurale del trio femminile de Lamorivostri, questa edizione che è un piccolo viaggio intorno alle vocalità femminili più importanti nella musica popolare italiana, rende omaggio ad una tra le più belle voci del Sud, quella di Maria Moramarco, figlia naturale degli antichi cantori e cantatrici delle Murge che hanno tramandato la tradizione orale della Puglia. Nello spettacolo Paràule, reinterpreta in maniera assai originale il repertorio meno conosciuto della tradizione popolare pugliese e, più in generale, dell’ Italia Meridionale. Un viaggio suggestivo attraverso “il canto dello spirito”: pastorali, liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche e litanie ancestrali che riescono a stimolare l’eccezionale vocalità della cantante degli Uaragniaun che, in questo particolare repertorio, dimostra doti straordinarie nel riproporre modalità canore ormai scomparse, tecniche di estensione della voce che appartengono a una cultura mai codificata, mai scritta, tuttavia assai presente in questi repertori poco proposti per la sola ragione che apparivano ostici alla spettacolarizzazione di consumo. Maria Moramarco, pur tenendo fede alle sue scrupolose ricerche filologiche, riesce a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico di grande fascinazione spirituale grazie alla sua particolare maniera di cantare “la voce”.In Permette una parola? una bella recensione di Michele MicuncoMaria Moramarco è una di quelle figure che da sempre ha saputo dare corpo ai tanti stati d’animo raccolti nelle Paràule che la cultura colta della semplicità, ha accatastato con attenzione nel tempo. Maria è riuscita a ricreare con quelle “parole” raccolte intorno ai ricordi, sui muretti a secco della fede, dalle voci dure della terra, una nuova essenza vocale che solo una carezza sa regalare. Si sono “ricreati” così i canti, le ballate, gli stornelli, le preghiere le ninna nanne che tutti abbiamo imparato a conoscere attraverso le produzioni dei Uaragniaun. Meticolosa ricercatrice, eternamente riconoscente nei confronti delle fonti orali delle sue Paràule è riuscita con costanza e passione che dura da quasi quarant’anni a ricreare attorno ai suoi canti il sapore rinnovato del godere di una storia, quella contadina e popolare, ancora lucida e fresca che affascina e sorprende a volte turba, a volte fa sussultare ma quasi sempre finisce per far sognare chiunque l’ascolti.

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO