L’imprenditore fa controllare attentamente i propri contratti di affidamento bancario e riceve la restituzione di oltre 60mila euro

La Corte d’Appello di Lecce ha condannato la banca alla restituzione di oltre € 60.000 per somme indebitamente addebitate sul conto corrente del cliente a seguito di una apertura di credito (fido). Tale pronuncia, che si unisce ad altre dello stesso senso, è di particolare importanza in quanto può rappresentare per gli imprenditore una particolare opportunità di ricevere dalla Banca la restituzione di somme addebitate illegittimamente su proprio conto corrente.

Secondo i dati della Banca d’Italia, oltre il 70% delle controversie bancarie in Italia riguarda addebiti non giustificati. In Puglia, dove le piccole e medie imprese costituiscono oltre il 95% del tessuto economico, tali problematiche possono incidere pesantemente sulla gestione della liquidità e sul bilancio aziendale, con ripercussioni sulla crescita e sulla sostenibilità economica delle imprese locali.

L’Avvocato Vincenzo Vitale, a capo dello studio che ha difeso il correntista, ha commentato: “Questa sentenza è un passo importante per tutelare i diritti dei correntisti, in particolare delle imprese, che necessitano di una corretta gestione dei rapporti bancari. Agire tempestivamente può fare la differenza per recuperare somme illegittimamente addebitate e garantire trasparenza nei rapporti con gli istituti di credito.”

La sentenza n. 752 del 2024 ha, infatti, riconosciuto l’irregolarità di pratiche come l’anatocismo trimestrale e l’applicazione di commissioni di massimo scoperto senza una chiara giustificazione contrattuale. Oltre alla restituzione di 61.100,82 euro, l’istituto bancario è stato condannato a pagare gli interessi legali e le spese legali sostenute dal correntista.

Questa decisione rappresenta un precedente giuridico di rilievo, sottolineando l’importanza per le imprese locali di monitorare attentamente i propri rapporti con le banche. Molti correntisti, infatti, afferma l’avvocato Vincenzo Vitale, potrebbero non essere pienamente consapevoli delle pratiche scorrette subite, come l’applicazione di interessi ultralegali e anatocismo trimestrale, che nel tempo possono causare perdite economiche rilevanti. Questa sentenza dimostra che le banche non possono applicare addebiti non giustificati senza una chiara pattuizione contrattuale, stabilendo un principio di trasparenza fondamentale nei rapporti tra istituti di credito e clienti.

La decisione della Corte d’Appello offre un chiaro esempio di come un’azione legale tempestiva possa portare non solo al recupero delle somme indebitamente addebitate, ma anche al rimborso delle spese legali sostenute per ottenere giustizia. Correntisti e imprese che sospettano di essere stati vittime di pratiche bancarie scorrette hanno ora un precedente concreto su cui basarsi per far valere i propri diritti.

In un contesto economico in cui la gestione della liquidità è cruciale per la sopravvivenza di molte imprese è importante affidarsi a professionisti che abbiano un’adeguata conoscenza della materia così da delineare una strategia difensiva efficace che può portare a risultati concreti, offrendo a correntisti e imprese una tutela fondamentale contro gli abusi finanziari.

 

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO