BRINDISI – Malata dal 1995, con metastasi alle ossa, non ha più diritto al servizio domiciliare ed è costretta a pagarsi privatamente l’ambulanza che la porti in ospedale per prelievi e chemioterapia. Costo? 45 euro ogni volta.

La denuncia è arrivata in redazione dalla nipote della signora I. C., 76 anni, brindisina. “Mia zia – ci racconta – vive in casa con me, anche perché con la misera pensione di invalidità di cui gode (500 euro, ndr) non potrebbe neppure permettersi una badante. E’ ammalata  da ben 22 anni, di recente si è anche rotta un femore e non perché è caduta, ma più semplicemente perché la sua struttura ossea è diventata fragilissima. Non può deambulare, ma è costretta a spostarsi, tra mille difficoltà, con il girello. A partire dal 1° dicembre scorso, abbiamo saputo che la direzione sanitaria dell’Asl ha deciso che il servizio a domicilio è possibile solo per i malati terminali. Gli altri si devono arrangiare… E così, poiché non sono nelle condizioni di trasportare mia zia in macchina (anzi, è lei a non essere nelle condizioni di essere trasportata in auto), siamo costretti ogni qual volta deve andare a fare i prelievi pre-terapia, le infiltrazioni per le ossa e la stessa chemioterapia, a chiamare privatamente l’ambulanza che ci viene a costare ogni volta 45 euro. E in ospedale, bene che vada, dobbiamo andarci almeno una volta a settimana. Mi sono anche rivolta – racconta la nipote della donna – al P.U.A. (Porta Unica d’Accesso, ovvero il filtro per l’accesso al sistema dei servizi socio-sanitari di natura domiciliare, semiresidenziale e residenziale, ndr), ma la dirigente mi ha risposto che loro hanno le mani legate e che si tratta di nuove disposizioni della direzione sanitaria dell’Asl. In parole povere, non possono aiutarci. Per non parlare, poi, della fisioterapia, per la quale avevamo fatto richiesta a settembre, salvo poi scoprire che non si trovavano le carte della richiesta e, ad oggi, siamo ancora senza. E’ mai possibile che accada tutto questo ad una persona per la quale, tra l’altro, persino l’Inps ha stabilito che non è da sottoporre a ‘revisione’, perché la sua malattia è irreversibile?”.

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