Al Verdi di Brindisi la follia comica della “Rimbamband”

«Senza un pizzico di follia non ci può essere arte, bellezza e creatività». Sembra questo il credo della Rimbamband, a leggere il titolo dello spettacolo, “Manicomic”, che arriva al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi venerdì 29 aprile, con sipario alle ore 20.30: assicurati disimpegno, allegria e buonumore. Biglietti disponibili online su rebrand.ly/Rimbamband e in botteghino secondo le giornate e i consueti orari di apertura, ore 11-13 e 16.30-18.30. Il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 19-20.30. Ingresso consentito solo con Green Pass Rafforzato e utilizzo obbligatorio della mascherina FFP2.

Cinque musicisti, un po’ suonati, ma straordinari, che incantano, creano, illudono, emozionano, demistificano, provocano, giocano. La Rimbamband intreccia note e comicità, è musica che fa ridere e divertire, è l’alchimia che sciorina molteplici e infiniti talenti. Cinque “suonattori” che definire strumentisti sarebbe oltremodo riduttivo. Raffaello Tullo (voce e percussioni), Renato Ciardo (batterista), Vittorio Bruno (contrabbasso), Nicolò Pantaleo (sax e tromba) e Francesco Pagliarulo (pianoforte) sono anche attori, mimi, cantanti, cabarettisti, comici e improvvisatori. Ma, ovviamente e soprattutto, musicisti.

Quando l’esperienza e la sensibilità di un grande del teatro come Gioele Dix incontra l’incontenibile esuberanza dei cinque artisti più effervescenti della scena italiana, la miscela non può che essere esplosiva. E quindi rieccoli al Verdi. Sono una band. Suonano e sono più o meno consapevoli di essere tutti affetti da molteplici patologie mentali: ansie da prestazione, disturbo della personalità multipla, sindromi ossessivo-compulsive. Vittorio è un alcolista depresso che non è riuscito a realizzare il sogno di una vita: ballare alla Scala. Francesco è un imprevedibile bipolare, una sorta di dottor Jekyll e mr. Hyde in versione pianistica. Attraverso un percorso terapeutico, un medico psichiatra prova a sbrogliare questa intricata matassa e a condurre i suoi pazienti alla guarigione: musica, sport, teatro, viaggi, cinema. Tutto è terapia. Tra disturbi di personalità multipla, ‘neomelodite’ incontrollata e problemi da alcolizzati cronici, lo spettacolo mette in scena un vero e proprio “elogio della follia”. Ma i pazienti sono duri a guarire e, nonostante i continui richiami del terapeuta e le loro migliori intenzioni, non riescono a liberarsi dalle loro ossessioni. Una sorta di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” in versione comico-teatrale, in cui la follia si trasforma in libertà, energia, divertimento e creatività. Perché non può esserci arte senza follia. E poi, da vicino, nessuno è normale.

«Obiettivo dello show – ha spiegato Raffaello Tullo, voce dell’allegra compagnia nonché autore dei testi – è ridare dignità alla pazzia, poiché ciò che il pubblico percepisce come vizio in realtà è una virtù». Tra giocoleria, clownerie e mimo, oltre alla straordinaria capacità musicale di ogni strumentista, la Rimbamband fa della contaminazione di più registri artistici la sua via maestra. La musica resta l’emulsionante perfetto, non a caso «nei nostri spettacoli tutto galleggia sulle note – ha continuato Tullo –. Noi siamo musicisti pazzi con l’attitudine al teatro. Ho preso libri e fatto ricerche sugli effetti benefici dell’ippoterapia, ad esempio, o dell’elioterapia, o dello sport. Ogni terapia ha un suo fondamento scientifico, non l’abbiamo inventata noi; poi, ovviamente, quello che accade sul palcoscenico è pura follia. Cosa è la pazzia? Cos’ è la normalità? Due facce della stessa medaglia? Un colpo di scena nel finale dello spettacolo lascerà irrisolto nel pubblico questo annoso interrogativo».

Sul palco la scenografia è completata da un led wall, utilizzato in maniera creativa, in puro stile Rimbamband. Da monitor per effettuare tac e curiose radiografie ai pazienti affetti dalle più singolari patologie, diventa, successivamente, sesto elemento con cui i personaggi di “Manicomic” interagiscono. Così, sono gli stessi oggetti a trasformarsi in strumenti musicali: palloni da pallavolo, case-contenitori, buste, palloncini e campanelli. «È uno spettacolo pieno di cose nuove capaci di sorprendere – ha spiegato il regista Gioele Dix –, ci sono molte idee innovative all’interno di una struttura del teatro comico che osserva le sue regole ferree. Non si perde mai però la scioltezza e la freschezza, in una pièce che tratta la follia in maniera molto intelligente. Sono felice e onorato di aver lavorato con la Rimbamband, un gruppo dotato di grande energia e straordinaria creatività». 

Cinque pestiferi, scanzonati e loschi figuri che scorrazzano sul palcoscenico regalando comicità e tante note litigiose e divertenti, spesso rimbombanti, ma straordinariamente briose: «Col tempo abbiamo imparato – ha concluso Raffaello Tullo – a dare un’anima alla nostra comicità. Quella che vince la timidezza e balla, balla il tip tap; ed è fuori di testa perché è un’anima e la testa non ce l’ha. Ha semplicemente una gran voglia di giocare! Gio-ca-re! Giocare alla vita e raccontarla giocando».

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