Alienazione piscine comunali: Pierluigi Francioso scrive al sindaco Rossi

Ill.mo sig .Sindaco,
la conferenza stampa di venerdì scorso, con oggetto l’illustrazione delle attività finalizzate al riequilibrio dei conti dell’amministrazione comunale di Brindisi, ha avuto strascichi polemici anche molto pesanti e certamente non ho la volontà di alimentare un clima già di per sé troppo surriscaldato. Sento però l’obbligo di intervenire nel merito della questione delle piscine comunali: per la precisione, le mie considerazioni riguardano la Piscina Comunale di Sant’Elia in quanto è quella che la Marimisti Scarl gestisce. Il mio timore è infatti che le dichiarazioni da Lei fatte in conferenza stampa e le conseguenti notizie, così come riportate sugli organi di stampa, possano involontariamente fornire un’immagine distorta dalla realtà.

Anzitutto vorrei fosse evidente che da quando l’impianto è stato consegnato alla Marimisti, nel 2011, il Comune non ha mai dovuto spendere un centesimo per la manutenzione dell’impianto e che anzi sono stati svolti lavori straordinari totalmente a carico della società stessa; allo stesso modo, mi sembra giusto evidenziare che la Marimisti è sempre stata in regola con il pagamento dei canoni di concessione. A proposito degli stessi, poi, sembrerebbe di capire che i ventimila euro annui incassati siano considerati poco remunerativi rispetto al costo dell’impianto, quasi a farla apparire una condizione di favore a tutto vantaggio del privato gestore. Mi domando se, quando l’amministrazione decise di realizzare la piscina comunale di Sant’Elia, lo fece con l’intento di fare cassa: immagino invece che il suo scopo fosse quello di realizzare un’opera pubblica, ritenuta necessaria per la città e per il quartiere in particolare. Era quindi dovere dell’amministrazione, una volta completata l’opera, garantire il funzionamento dell’impianto per il quale erano stati spesi soldi pubblici.
In questi anni di gestione sento di poter dire che la Marimisti, insieme alla Polisportiva Centrosport Brindisi, ha assolto egregiamente e con alto senso del dovere tale compito, anche al di là degli obblighi contrattuali. Dico ciò con ragione di causa, ben conoscendo le difficoltà che ogni anno affrontiamo per far quadrare i conti e quanto solo il senso di responsabilità, non certamente gli inesistenti avanzi di gestione, ci abbiano convinto a continuare a gestire l’impianto.
Senso di responsabilità che sentiamo nei confronti di tutti i nostri associati, di tutti i nostri ragazzi delle squadre agonistiche, di tutto il quartiere e anche della storia che il Centrosport rappresenta per il nuoto a Brindisi: nata nel 1951, la società è affiliata alla Federazione Italiana Nuoto dal 1954. Oggi io sono dunque soltanto un rappresentante di questa storia, scritta da numerosissimi dirigenti, istruttori, genitori ed atleti nel corso di tutti questi anni. Senso di responsabilità in ultimo, non certamente in ordine di importanza, verso tutte quelle persone, ragazze e ragazzi che con il loro lavoro, con sacrificio, si spendono quotidianamente per garantire a tutti i fruitori dell’impianto i migliori servizi possibili in termini di pulizia, efficienza e professionalità. È soprattutto per loro che ho sentito di dover scrivere queste righe perché sarebbe scorretto e ingiusto far passare il concetto per il quale l’impianto di Sant’Elia possa essere considerato uno “spreco” piuttosto che un esempio virtuoso di gestione di un bene pubblico.
Stesso senso di responsabilità per il quale lo scorso settembre abbiamo accettato di gestire per un altro anno l’impianto nonostante un inspiegabile aumento di 10.000 euro per effetto del quale la Marimisti dovrà corrispondere all’Amministrazione entro il 31/7/2020 30.000 euro e non 20.000 come negli anni precedenti.

Non voglio discutere sulla volontà dell’Amministrazione di vendere l’impianto ma, per amore di ragionamento, sarei curioso di confrontare i costi sopportati dall’amministrazione per la gestione e la manutenzione di tutti gli altri impianti sportivi comunali (palestre, palazzetti, campi di calcio e tanti altri) e le entrate derivanti al comune dall’utilizzo degli stessi. Siamo sicuri si possa contabilizzare un avanzo di gestione pari o superiore a ventimila euro l’anno? E, se così non fosse, l’amministrazione comunale cosa farebbe? Deciderebbe di mettere in vendita tutti gli impianti sportivi della città?
Con doveroso e sincero rispetto per Lei e per tutti gli Assessori che insieme a Lei si trovano a dover affrontare grosse responsabilità connesse ai propri incarichi, mi consenta di dire che così come è corretto, per far tornare i conti, immaginare di vendere parte del proprio patrimonio ed intervenire sulla spesa, altrettanto sarebbe auspicabile immaginare azioni di investimento per rilanciare l’economia della città. In questo caso poi non mi riferisco ad investimenti in denaro ma in capitale umano, lì dove andrebbe valorizzato piuttosto che mortificato. Correrò il rischio di essere giudicato presuntuoso ma sento di poter dire che la Marimisti e la Polisportiva Centrosport Brindisi hanno rappresentato un esempio che l’amministrazione avrebbe dovuto valorizzare.

Nella speranza che questa mia lettera sia interpretata come spunto di riflessione quale vuole essere e non come elemento di sterile polemica, porgo cordiali Saluti

Pierluigi Francioso
Rappresentante legale della Marimisti Scarl, e della SSD Polisportiva Centrosport Brindisi Arl

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