BRINDISI – L’apertura del nuovo Museo Archeologico di Francavilla Fontana ha creato non pochi malumori nel Comune Capoluogo di provincia: il Museo provinciale Ribezzo di Brindisi, infatti, dovrebbe essere sovraordinato rispetto al neonato Museo comunale di Francavilla, eppure tale condizione non sembrerebbe aver inciso nelle scelte compiute dalla Soprintendenza.
Un esempio su tutti: il Museo provinciale brindisino, tra i vari percorsi tematici che offre, ne prevede uno appositamente dedicato all’epoca Messapica: a tal proposito, un’intera vetrina – da anni – ospitava reperti messapici rinvenuti in una tomba sita in agro francavillese. Con l’apertura del proprio museo comunale, però, la città degli Imperiali si è riappropriata di questi ritrovamenti, di fatto impoverendo e snaturando il museo provinciale, il cui senso e la cui utilità, a questo punto, andrebbero meglio indagati.
Se non bastasse, nelle ultime ore è montata una polemica riguardante anche alcuni pezzi rinvenuti a Giancola, tra i quali spicca un’opera scultorea raffigurante Bacco: ebbene, quest’ultima scultura, dopo essere stata ‘parcheggiata’ per anni a Taranto in un deposito della Soprintendenza (stando a quanto riferitoci dal prof. Giacomo Carito), è stata adesso trasferita nel Museo Comunale di Francavilla.
Da noi interpellata, la direttrice del Mapri, l’arch. Emilia Mannozzi, ha ammesso di non essere a conoscenza della vicenda: in effetti, il “Bacco” di Giancola non è stato mai esposto nel Mapri, né mai la comunità brindisina ne ha invocato con forza una degna collocazione in città.
Molti adesso si interrogano sulla bontà della scelta effettuata dalla Soprintendenza. La questione, per come si presenta, non può infatti essere derubricata a mera lotta di campanile, ma deve essere ricondotta nei binari di una discussione sul futuro del Museo provinciale, perché se tutti i musei comunali chiedessero indietro i propri reperti, il Mapri non avrebbe più ragione di esistere.
Andrea Pezzuto Redazione |