Architettura è Cultura. A Palazzo Nervegna nuovo appuntamento della rassegna Moving Architects

“L’architettura è espressione di cultura e di culture. E’ parte integrante della nostra vita, ne rappresenta la qualità, incide nelle nostre azioni e fa da sfondo ai nostri gesti quotidiani”. Nella sala Università di Palazzo Granafei Nervegna di Brindisi, si è tenuto l’incontro dal tema “Architettura è cultura”, iniziativa che fa parte della rassegna Moving Architects, organizzata dall’Ordine degli Architetti della provincia di Brindisi.
Hanno partecipato all’iniziativa Giuseppe Capocchin, Presidente CNAPPC, Alessandra Ferrari, Consigliere CNAPPC, Nicola Di Battista, Direttore della rivista l’Architetto, Mario Abis, sociologo.

Che rapporto ha la cultura con l’architettura?
“E’ un legame chiaramente espresso nell’art. 9 della Costituzione – ha esordito Alessandra Ferrari, Consigliere CNAPPC e coordinatrice del Dipartimento Cultura & Eventi- la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Mettendo in relazione la cultura con la ricerca scientifica, la tutela del patrimonio storico e artistico, si instaura una relazione tra memoria e tutela del paesaggio che corrisponde all’ambiente antropizzato che riguarda anche il futuro. La cultura è intesa come condivisione di esperienze e dialogo tra istituzioni e società, tra popolazioni, tra singoli individui; è lo strumento essenziale per conoscere il passato e costruire il futuro”

“La cultura è al centro del progetto che abbiamo portato al congresso nazionale perché senza cultura non può esserci lo stesso sviluppo che ci sarebbe, invece, con essa- ha spiegato Giuseppe Capocchin, Presidente CNAPPC- Lo abbiamo ribadito anche a Baku in occasione del Forum Mondiale degli Architetti nel corso del quale si è parlato di città storiche e turismo di massa, in particolare della necessità di promuovere la cultura anche in relazione ai flussi turistici che andrebbero gestiti in maniera diversa da quella attuale. Bisogna, in pratica, pensare ad uno sviluppo del Paese mettendo al centro del progetto la persona e la cultura”

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