Un film bello, rigoroso e importante per ricominciare. La sala del Cinema Teatro Impero di Brindisi torna a fare programmazione a partire dal prossimo fine settimana. Da venerdì 22 a domenica 24 ottobre sarà protagonista il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, «Ariaferma», presentato fuori concorso all’ultima Mostra di Venezia. Spettacoli ore 18.30 e 20.30, ingresso € 6, ridotto € 4.50.
Il film vede per la prima volta insieme, protagonisti, Silvio Orlando e Toni Servillo. Attorno a loro attori conosciuti, come Fabrizio Ferracane (Nastro d’argento per Il Traditore di Marco Bellocchio), Salvatore Striano (Cesare deve morire dei fratelli Taviani) e un cast di volti nuovi, scoperti dal regista e formati in mesi di prove e laboratori: Roberto De Francesco, Pietro Giuliano, Nicola Sechi, Leonardo Capuano, Antonio Buil e Francesca Ventriglia.
Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.
Un sorprendente Toni Servillo si mostra in una veste drammatica a cui non siamo del tutto abituati. Un ritratto di una realtà poco considerata, quella di un carcere di provincia abbandonato a se stesso e alle poche guardie giurate che devono gestire dodici uomini finiti dietro le sbarre per i crimini più disparati. «Ariaferma» è un’intensa e profonda indagine emotiva che mostra il confine sottile tra i buoni e i cattivi e, senza accadimenti particolari o inutili colpi di scena, regala allo spettatore due ore di umanità persa e poi ritrovata con un realismo che stupisce ed emoziona.
Come scrive il critico Federico Gironi sul magazine Comingsoon, il film «Ariaferma, in qualche modo, è un Deserto dei Tartari delle prigioni. È il racconto di una sospensione, di una situazione anomala e carica di tensione, che comprime e sintetizza le dinamiche carcerarie (e forse non solo), portando all’evidenza tutta la loro assurdità».
«In quelle mura corrose ci sono due microcosmi conviventi e, al contempo, separati dalle sbarre e dai reciproci ruoli. Il che non impedisce le divisioni all’interno dei singoli gruppi», scrive il critico Giancarlo Zappoli sul magazine MyMovies.
Scrive il critico Valerio Sammarco sul magazine Cinematografo: «Non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere. Leonardo Di Costanzo ci rinchiude all’interno di un vecchio istituto di pena, situato in una zona remota e imprecisata del territorio italiano. Fatiscente e in dismissione, questo luogo diventa teatro di un momento di improvvisa sospensione».