In carcere in questi giorni.
Arriva la Pasqua ma anche il Coronavirus nel Carcere di Brindisi. Ore drammatiche per il personale, detenuti e corpo di polizia penitenziaria .
Occorrono pertanto tempestivi interventi in ordine:
- al sovraffollamento carcerario, 210 detenuti circa il doppio di detenuti della capienza prevista nel nostro Istituto di pena di 120 persone , in Italia 230 a fronte di una capienza regolamentare pari a 50.931 posti , un grande numero di persone stipate in pochi metri quadri , dove viene meno anche la dignità e l’umanità delle persone detenute, il personale sotto organico è costretto a lavorare in condizioni di pesante disagio e tensione.
- al diritto alla Salute senza restrizioni di sorta: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione sono diritti di tutti i cittadini anche di quelli privati della libertà personale; all’interno degli Istituti penitenziari devono essere garantite le stesse misure anticontagio previste per le altre realtà, non solo le drastiche limitazioni imposte dal Ministero nei giorni scorsi, con la sospensione dei colloqui con i propri cari e con l’esterno , cappellano compreso.
Recentemente la Conferenza dei Garanti delle persone private della libertà personale ha rivolto un appello urgente agli Organi Istituzionali dello Stato per chiedere interventi deflattivi della popolazione detenuta che consentano la domiciliazione dei condannati alla fine della pena e la prevenzione e l’assistenza necessaria a quanti debbano restare in carcere. Occorre garantire il necessario distanziamento sociale richiesto a tutta la popolazione per la prevenzione della circolazione del virus, misure di rapida applicazione, che portino la popolazione detenuta al di sotto della capienza regolamentare effettivamente disponibile. L’art.27 della nostra Costituzione recita tra l’altro: “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Ossessionati da problemi della sicurezza sociale, spesso siamo tentati da una giustizia vendicativa più che educativa e riabilitativa.
Richiamare l’attenzione sulle persone detenute non significa ignorare le lacerazioni che le loro devianze hanno provocato nella vita individuale delle vittime e nel tessuto sociale, ma i fossati creati dalle aberrazioni vanno colmati con percorsi di recupero dei valori di convivenza civili alternativi a quelli che hanno determinato la perdita della libertà.
Concludo con una citazione di Papa Francesco “Le carceri abbiano sempre una finestra e un orizzonte, anche quando la pena è perpetua. Nessuno può cambiare la propria vita, se non vede un orizzonte”.
Bruno Mitrugno
Garante Provinciale delle persone private della libertà personale.
garantediritti@provincia.brindisi.it