Caro Babbo Natale, lo so che sono troppo vecchio per credere ancora alla leggenda che tu porti i doni che si desiderano.
In verità, ti devo confessare che non ho creduto in te neanche quando ero bambino.
Già allora ero affetto da un precoce senso di materialismo storico, per cui mi rifiutavo di credere alle cose che non vedevo. Figurati la disperazione di quei poveretti dei miei genitori quando mi regalarono la bicicletta rossa dei miei sogni e si sentirono dire: «me la regalate voi o la zia Maria?»
Ora però mi hanno chiesto di scriverti una lettera per Natale e – visto che con il tempo sono diventato meno ribelle e più riflessivo – mi acconcio a indirizzarti questa lettera nella quale ti confiderò i miei più nascosti desideri.
Sono certo che non potrai esaudirli, ma non certo per tua colpa.
Il fatto è che il mio più grande desiderio può essere esaudito solo da un grande sforzo unitario di uomini e donne che si mettono insieme a lavorare per il proprio futuro e per quello dei propri figli.
Già, perché il mio unico desiderio è quello di vedere finalmente riaffiorare il “Genius Loci” della mia Città, il suo “Spirito del Luogo”.
Sarebbe bellissimo vedere i brindisini recuperare una relazione intima e profonda con il luogo che li ha visti nascere e crescere, tentare di percepire l’invisibile che sta dietro al visibile, entrare in contatto con l’essenza “interiore” della Città, quella che porta con sé i segni di ciò che essa vuole essere o diventare.
Sino ad oggi, la Città è stata trattata come puro supporto tecnico alle attività economiche che vi sono state localizzate ed organizzate secondo principi indipendenti dalle relazioni con il luogo e, soprattutto, indifferenti alle sue qualità ambientali e culturali derivanti proprio dalla sua storia.
Questo processo ha determinato la progressiva destrutturazione del territorio, travolgendo nel corso degli ultimi decenni gli equilibri antropici e culturali che preesistevano: l’inciviltà e l’incultura di cui tutti oggi ci lamentiamo ne sono gli effetti più evidenti.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un disastro di proporzioni immani che molti ancora si affannano a negare, la preoccupazione per la sopravvivenza che si insinua subdola anche nelle famiglie che pensavano di esserne immuni, l’azzeramento delle speranze di futuro per le nuove generazioni.
Per questo, caro Babbo Natale, ti chiedo di portarci il “Genius Loci”, in modo da riprenderci la nostra “coscienza del luogo”, che rappresenta la capacità di riacquisizione della Città come valore, come ricchezza, come relazione potenziale tra gli individui, la società locale e la produzione di ricchezza all’interno di un percorso individuale e collettivo in cui l’elemento caratterizzante sia la ricostruzione di una comunità in forma aperta, relazionale e solidale.
E sarebbe un bellissimo regalo di Natale se i protagonisti di questa riappropriazione dello “Spirito del Luogo” fossero impersonati dai ceti giovanili emergenti, quelli che fanno della creatività e dell’innovazione il prodotto specifico ed originale della loro generazione, quelli che sono tornati dalle più disparate esperienze in Italia e all’estero e quelli che vogliono lottare per non andare più via. Mai più!
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