Dopo la prima dedicata al compleanno del Maestro, la XXVI edizione del “Barocco Festival Leonardo Leo” riparte da San Vito dei Normanni domenica 20 agosto, alle ore 21, nel Castello Dentice di Frasso, con l’opera “L’Olimpiade” di Leonardo Leo, rappresentata per la prima volta il 19 dicembre 1737 come secondo titolo della stagione con cui venne inaugurato il “Teatro San Carlo” di Napoli. Biglietti disponibili nel luogo del concerto. Ticket euro 3 – Info T. 347 060 4118.
Uno sforzo organizzativo del Festival, un allestimento originale che vedrà, al fianco dell’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”, diretta al cembalo da Cosimo Prontera, un cast di voci formato dai soprani Valeria La Grotta e Claudia Di Carlo e dal tenore Manuel Amati. La messinscena, per la regia di Enzo Toma, nasce da una libera drammatizzazione di Roberto Romeo, con gli attori Sara Bevilacqua e Salvatore Misticone che avranno il compito di rappresentare la figura di Angelo Carasale, chiacchierato impresario del San Carlo cui il re Carlo di Borbone chiese di costruire in appena otto mesi il Real Teatro di San Carlo, e Rosabetta Pinto, madre di Leonardo Leo. Insomma, un racconto all’interno dello spettacolo con richiami al genio e alla personalità di Don Lionardo che, nelle lettere alla madre, ricostruisce la sua esperienza e la sua ascesa nella capitale del Regno, tra la reggenza austriaca e quella borbonica, restituendo un rapporto con la terra d’origine che non avrebbe mai smesso di influenzare la sua vita e la sua arte.
Un nuovo lirismo si affacciava sul panorama musicale: Leo segnerà un cambiamento epocale nella scuola napoletana del Settecento offrendo un modello mutuato dai più grandi musicisti europei. Il teatro che Carlo di Borbone volle eretto nel suo nome fu inaugurato il 4 novembre 1737 con “Achille in Sciro” di Domenico Sarro, seguito 45 giorni dopo da “L’Olimpiade” di Leonardo Leo, divenuto in quegli anni insieme a Francesco Durante il più autorevole maestro dei Conservatori napoletani. L’opera, su testo di Pietro Metastasio come quella di Sarro, era stata rappresentata per la prima volta a Vienna con musiche di Caldara nel 1733 ed entrambi i titoli giungevano per la prima volta a Napoli (l’omonima opera di Pergolesi era infatti stata presentata solo a Roma, senza molto successo, nel 1735) per dichiarare la volontà “politica” del sovrano di portare il suo Regno a primeggiare in Europa anche con il teatro musicale.
Scritta prima della nomina di Metastasio a Poeta Cesareo presso la corte di Vienna, il dramma è una delle creazioni più riuscite del letterato romano. Ricco di spunti drammatici, ingegnosamente costruito, elegante e compiuto nell’espressione poetica, il libretto trova le sue fonti di ispirazione in Erodoto, Pausania Natale Conti, Tasso, Guarini, Zeno, in una osmosi tra mondo classico e barocco della quale il celebre poeta tira le fila.
Licida e Megacle sono amici fraterni. Il primo chiede al secondo, ottimo atleta, il favore di vincere i giochi olimpici spacciandosi per lui in modo da assicurargli la mano della bella principessa Aristea. Purtroppo Megacle ama, riamato, proprio Aristea, ma non vuol venir meno alla promessa fatta incautamente all’amico, il quale, peraltro, preso coscienza del suo pessimo comportamento, si fa condannare a morte per espiare la colpa. L’intreccio, tuttavia, è risolto quando si scopre che Licida altri non è che il fratello gemello perduto di Aristea e lo stesso torna di buon grado al primo amore, Argene, nel frattempo camuffata in panni di pastorella. Resta per il padre ritrovato, re Clistene, l’imbarazzo della condanna di Licida al sacrificio sull’ara di Giove, ma proprio nel momento cruciale scade la sua autorità su Olimpia, quindi il caso passa dal giudizio del re al voto della comunità e Licida ottiene la grazia. Un intrico di peripezie a lieto fine nella migliore tradizione che va dallo Ione di Euripide al romanzo ellenistico.
La fortuna settecentesca de “L’Olimpiade” è commisurata al numero di trascrizioni in musica: fino ai primi decenni dell’Ottocento si registrano – caso, beninteso, tutt’altro che unico per i testi di Metastasio – più di cinquanta intonazioni, ad opera di quasi tutti i più celebri compositori. Non si contano poi le arie musicate isolatamente: “L’Olimpiade” e gli altri libretti di Metastasio, per la loro raffinatezza e per l’intima musicalità del verso, rappresentarono per gli operisti del Settecento una sorta di banco di prova sul quale saggiare le proprie capacità creative e imparare a scrivere in quello speciale settore della composizione che fu l’opera lirica.
- Domenica 20 agosto ore 21.00
Castello Dentice di Frasso • San Vito dei Normanni
L’Olimpiade di Leonardo Leo
Valeria La Grotta soprano
Claudia Di Carlo soprano
Manuel Amati tenore
con la partecipazione di
Salvatore Misticone nel ruolo di Angelo Carasale
Sara Bevilacqua nel ruolo di Rosabetta Pinto (madre di Leonardo Leo)
libera drammatizzazione
Roberto Romeo
regia e costumi
Enzo Toma
Orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”
Cosimo Prontera direzione al cembalo
Raffaele Tiseo violino principale
Cristiano Brunella, Angelo Basile violini primi
Federico Valerio, Alberto Caponi, Iben Bøgvad violini secondi
Francesco Masi viola
Fabio De Leonardis, Cristiano Roldirosso violoncello
Maurizio Ria violone