Beethoven a Molfetta, tra impeto e passione

L’impeto di Beethoven in scena domani sera alle 21, sulle terrazze “Sant’Achille”, a Molfetta. Protagoniste del concerto “Piano & Friends high five”, le pagine più note della produzione del compositore tedesco: il Concerto per pianoforte e orchestra in Mi bemolle n. 5, conosciuto come “Imperatore”, e la Quinta Sinfonia. Sul palco l’Orchestra Filarmonica Pugliese, diretta dal maestro Giovanni Minafra, e il pianista ucraino Danylo Saienko. Giovane e già navigato, vincitore del prestigioso concorso internazionale “Colafemmina”, Saienko, assieme all’OFP, guiderà il pubblico nella grandiosità delle forme in cui Beethoven incastona i sentimenti umani più intimi, che ne fanno, come spesso si dice, “L’ultimo dei classicisti e il primo dei romantici”.  L’imponenza del primo movimento del Concerto V, smorzata dall’intervento del pianoforte, lascia spazio alla straordinaria dolcezza dell’Adagio un poco mosso, un cantabile dove il sublime e composto dialogo tra pianoforte e orchestra – una “romanza” di vaga memoria mozartiana –  sembra quasi evocare ricordi lontani, sfiorando quell’infinito a cui ogni essere umano aspira. La conclusione del secondo movimento sfocia improvvisamente nel Rondò finale, dove emerge uno slancio intriso di quelle sincere positività e fiducia nell’uomo che Beethoven, nonostante, non perse mai. Sentimenti che, nel celeberrimo primo movimento della V Sinfonia, mutano in una paura del destino che bussa violentemente alla porta del cuore. Rispetto alle prime due sinfonie, ancora legate ai canoni haydniani, la Quinta apre allo smarrimento dell’uomo moderno, non più protetto da un dio, ma solo di fronte all’ineluttabilità del destino. Il pianissimo che lega terzo e quarto movimento (confidiamo nella grande esperienza del direttore e dell’orchestra nel farlo emergere con espressione), accosta la Quinta al Concerto Imperatore, oltre all’epoca di composizione e, in generale, al carattere profondamente innovativo della poetica beethoveniana. Un’occasione preziosa per celebrare la Festa della musica e riscoprire l’anima del musicista di Bonn, la sua violenta rabbia che nascondeva una disperazione infinita come l’amore che dedicò interamente alla musica, la sua vera “amata immortale”, che non poteva più contemplare con l’ascolto. Ma la musica era dentro di lui, lo animava, lo scuoteva, lo spronava a vivere nonostante tutto. Beethoven amava la vita così tanto da donarla al mondo, assieme alla sua arte, per il bene dell’umanità.

Sebastiano Coletta

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