BRINDISI – Gli attacchi fanno vendere i biglietti, le difese fanno vincere i campionati. Un aforisma suggestivo, che però non può trovare riscontro nella realtà di un gioco che si chiama palla-a-canestro, e quando Brindisi non fa canestro, non vince mai. La volontà, il cuore, la difesa ti portano fino a un certo punto, poi da lì in poi serve il talento dei singoli, e Avellino ha dimostrato di averne maggiormente nei suoi uomini del quintetto, che con giocate pazzesche, seppure individuali, hanno deciso la storia della partita.
Purtroppo senza Clark il livello di imprevedibilità dell’attacco biancazzurro è calato notevolmente, ma anche le percentuali al tiro, che da tre punti continuano ad essere imbarazzanti, nonostante Brindisi costruisca gran parte dei tiri completamente aperti. Ecco allora che la poca qualità diffusa dell’attuale roster sta pesando come un macigno su un gruppo che meriterebbe tanto di più, ma che sembra al momento ostaggio del “vorrei ma non posso”.
L’arrivo di Walker, sulla carta un tiratore puro, potrebbe lenire la falla – oramai divenuta una voragine – apertasi all’interno della squadra, ma l’ex Trieste ha davvero tutto da dimostrare in Europa, sia a livello di mentalità che tecnico, perché nelle poche gare disputate quest’anno ha lasciato parecchio a desiderare in difesa e nelle letture offensive, che a livello fisico, dato che da mesi un infortunio al piede continua a limitarlo. La scelta tecnica effettuata dallo staff, inquadrata in un contesto di emergenza, ha un senso logico e tecnico, perché Walker, pur non essendo un play, va comunque ad aggiungere qualcosa dove il roster attuale è deficitario. Ma l’acquisto più importante che si possa effettuare è quello della fiducia: quando la squadra, ed in particolare Gaffney, Moraschini, Wojciechoski e Zanelli entrano in fiducia, tutta la squadra ne beneficia, così come le percentuali al tiro da tre punti. Davanti invece alle difficoltà, questo gruppo ha dimostrato di fare fatica a espellere un tarlo mentale che si insinua e svuota inesorabilmente le energie mentali dei giocatori.
A Trento, dunque, ci si aspetta l’ennesimo miracolo di questa squadra così da conquistare con le proprie forze un accesso alle Final Eight che comunque, è bene ricordarlo, potrebbe arrivare – con ampio merito – anche attraverso un po’ di fortuna nei risultati provenienti dagli altri campi.
Andrea Pezzuto