BRINDISI – L’Associazione Brindisi e le Antiche Strade, presieduta da Rosy Barretta, ha segnalato al Comune di Brindisi, alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto, nonché alla Prefettura di Brindisi, preoccupazione in merito all’antico Monastero Benedettino già Caserma Carafa D’Andria, dell’XI sec., sito nel centro storico di Brindisi, in relazione all’utilizzo cui potrebbe a breve essere sottoposto l’immobile.
Come noto, trattasi di bene coevo della Chiesa e Chiostro di San Benedetto, dell’XI sec., un tempo ad essi annesso quale Monastero delle Monache di Santa Maria Veterana, o Monache Nere di San Benedetto, sorto laddove è probabile fosse ubicato un Monastero dei Monaci Basiliani dell’VIII – IX sec., distrutto dai Saraceni nel IX sec. Il bene, divenuto demaniale nel 1866 a seguito della soppressione degli Ordini monastici avvenuta con l’Unità d’Italia, è stato utilizzato quale caserma nel secolo scorso, con alterazioni varie e realizzazione di superfetazioni, quindi abbandonato. Tuttavia esso mantiene nella sua configurazione complessiva i tratti salienti dell’edificio medievale, evidenti anche in facciata, con stemmi ed arcate e con la presenza dell’antico Arco del Parlatorio in drammatico stato di degrado.
Il complesso, inoltre, abbraccia su tre lati anche il Chiostro di San Benedetto, con volumi di primo piano che comprendono pregiati ambienti voltati posti al di sopra della Sagrestia e ad altri spazi medioevali in utilizzo da parte della Chiesa.
Il bene è vincolato con Decreto del MIBACT del 14 settembre 2006, in quanto “dichiarato di interesse storicoartistico ai sensi dell’art. 10 comma 1 del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42”.
Nel 2011 il Comune di Brindisi, in attuazione dell’art. 5, comma 5, del D.Lgs. 28 maggio 2010 n. 85. Trasferimento agli Enti, chiedeva l’acquisizione dell’intero complesso, adducendo che “…. Data la contiguità con un bene di interesse nazionale, quale la Chiesa di San Benedetto, il recupero e la rifunzionalizzazione del monastero costituirebbe un intervento strategico per la costruzione di un nuovo polo museale, con finalità anche di accoglienza e sosta per i tanti turisti e visitatori…”
Vale la pena sottolineare che la ex Caserma Carafa D’Andria, già Monastero delle Monache Nere di San Benedetto, si articola su una superficie fondiaria di mq 2.900, comprensiva di chiostro e cortili, sviluppando complessivamente mq 4.300 sui vari livelli, per una cubatura di mc 19.300.
Voci bene informate riportano che il bene in oggetto si appresti a divenire un albergo – o comunque un luogo di ospitalità – per i migranti e, considerate le importanti dimensioni del complesso, si presuppone potrebbe ospitare un numero molto consistente di persone. Ciò desta enorme preoccupazione tra i cittadini, in relazione a una duplice considerazione: – La prima è inerente la natura del bene vincolato, certamente manomesso nel corso del XX secolo, ma tale da contenere le tracce dell’edificio medioevale; voci qualificate affermano, una tra tutte, che le antiche colonne del chiostro principale siano inglobate nei pilastri attualmente visibili; si ritiene, pertanto, che un simile complesso architettonico medioevale, oggi, debba essere prima di tutto restituito alla sua leggibilità storica attraverso un accurato progetto di restauro, recupero e valorizzazione, non escludendo le opportune valutazioni di carattere archeologico; d’altra parte l’utilizzo tal quale ai fini sopra detti sarebbe causa di danni gravi ed irreparabili, come facilmente immaginabile; – La seconda è di carattere urbano, in quanto una struttura di così importanti dimensioni adibita ad usi diversi da quelli tradizionali – residenziale/commerciale/terziario – sarebbe tale da modificare l’assetto ed il funzionamento non solo del quartiere, ma dell’intero centro storico e conseguentemente della città in generale, senza che questo passi da una attenta valutazione di carattere urbanistico. Del resto la progettualità in essere non è mai stata portata all’attenzione della cittadinanza.
L’ex Monastero delle Monache Nere di San Benedetto, di origine medioevale e soggetto a vincolo, si ritiene debba essere adibito ad usi tali da non alterare ulteriormente la natura dell’edificio storico ed il carattere a vocazione turistica dell’area, considerata la quotidiana presenza di numerosi gruppi di turisti, inclusi i croceristi, che si recano presso la Chiesa ed il Chiostro di San Benedetto, tra i più visitati dell’intera città, complessi monumentali adiacenti e addirittura fisicamente sottoposti al bene in oggetto.
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