Brutta storia: avrebbero intascato fondi destinati alle vittime del racket e dell’usura

BRINDISI – E’ emersa una brutta storia dalle indagini portate avanti dalle “fiamme gialle” in merito alla presunta percezione indebita di fondi pubblici (2 milioni di euro la contestazione) destinati alle vittime delle estorsioni e dell’usura. Sono state emesse 4 misure cautelari di arresto, di cui 3 con conduzione in carcere; è stata notificata l’interdizione dai pubblici uffici a 7 soggetti ed è stato disposto a carico di 32 indagati il sequestro delle somme indebitamente percepite. I reati contestati sono: truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, concussione e falso.

Quali i fatti nello specifico? Maria Antonietta Gualtieri, al fine di percepire indebitamente i fondi di cui sopra, nel 2012 stipulò una convenzione con l’Ufficio del Commissario Antiracket sito presso il Ministero dell’Interno e con le Amministrazioni comunali di Lecce, Brindisi e Taranto per l’istituzione di 3 sportelli antiracket, uno per capoluogo, aventi il fine di prestare assistenza alle vittime del racket e dell’usura tramite la facilitazione dell’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà.

Dalle indagini si sarebbe però scoperto che i fondi richiesti alla Comunità Europea ed allo Stato non venivano utilizzati per i fini esplicitati ma venivano intascati dai vari protagonisti della vicenda. Mediante l’ausilio di professionisti, infatti, si sarebbero effettuate false rendicontazioni delle spese: le somme percepite da collaboratori ed imprese “conniventi” venivano poi ritrasferite in contanti al Presidente Gualtieri, sfrondate delle ritenute previdenziali ed assistenziali e di un 20% trattenuto dalle imprese a titolo di “ricompensa”.

Per quanto concerne il Comune di Brindisi, sarebbero state accertate condotte delittuose di funzionari comunali che avrebbero certificato l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori presso lo sportello brindisino, quando in realtà così non era.

Insomma, se il tutto dovesse trovare conferma nella fase processuale, si tratterebbe dell’ennesima pagina nera della cronaca giudiziaria locale, che data la sensibilità dell’argomento in oggetto assume contorni ancora più squallidi.

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