BUON WEEKEND – “Un San Silvestro davvero speciale” – racconto di Gabriele D’Amelj Melodia

Si guardò allo specchio per vedere  come stava. Fortunato Meli non era certo un vanesio, ma nelle occasioni speciali ci teneva a essere in ordine. E quella era una circostanza importante. Tra meno di mezz’ora, al Bocca d’oro Restaurant, si sarebbe tenuto uno sciccosissimo cenone di San Silvestro, con tanti amici e commensali importanti. Non è che Fortunato amasse in particolar modo la mondanità, ma sua moglie Clarissa, a dispetto del nome, andava pazza per i costumi dell’alta società. Lo smoking gli stava bene ma, stranamente, la giacca gli sembrò abbondante, come non fosse la sua. Dette una sistematina al papillon, controllò che i gemelli di oro smaltato fossero ben entrati nelle asole dei polsini, si guardò persino le lucide scarpe in vernice muovendo le punte a destra e a sinistra. Tutto a posto, questa volta Clarissa non avrebbe avuto nulla da ridire. E invece…“Fermo un attimo, ti metto un po’ di fard sulle guance, sei pallido come uno zombie!”. Fortunato subì in silenzio quel trattamento ridicolo, poi prese cellulare e chiavi dell’auto e uscì di casa assieme alla moglie di una vita.

Il colpo d’occhio era magnifico. Il grande salone, illuminato da lampadari e appliques in stile Impero con pendenti di cristallo di Boemia, era addobbato con sfarzo e buon gusto. Una dozzina di tavoli, ricoperti da tovaglie bianche in lino, offrivano una mise en place raffinatissima. Presero posto al tavolo riservato, che era per dodici commensali. Ai lati del salone, schierati in parata, una ventina di camerieri in marsina color bordeaux e un severo caposala in smoking fumo di Londra, attendevano di entrare in azione. La cena iniziò alle 21,30 in punto, allorché uno dei capotavola, il Sindaco Riccardo Rosi, augurò alla comitiva il più classico dei buon appetito. Menù importante che, dopo gli aperitivi, si dispiegò in un trionfo di portate d’alta cucina, a partire dagli hors d’ouvre a base di jamon serrano, caviale Malossol, ostriche regali, foie gras, e proseguendo poi con consommé di pesce e capesante, linguine all’astice, medaglioni di aragosta alla lusitana, spigole al sale, sorbetti al lime e menta, immensi plateaux di formaggi francesi, per terminare infine con cesti di frutta esotica e vassoi di dolci assortiti accompagnati da amari e liquori.

 

Ma Fortunato quella sera non aveva molto appetito. Inoltre, si sentiva le gambe di legno, come dopo una di quelle lunghe influenze che costringono a un riposo forzato. Anche la testa non stava molto a posto, se la sentita ovattata e un po’ per aria. Forse sarà l’effetto del vino, pensò, anche se si trattava di bottiglie di grande qualità.

Nel clima disteso, e tra un leggero chiacchiericcio di voci educate, si giunse quasi senza accorgersene ai minuti fatidici che precedono il brindisi per il nuovo anno. Quattro camerieri  avevano già introdotto e sistemato al centro del salone una grande torta che sicuramente conteneva una sorpresa: sarebbe stata aperta in contemporanea con lo sturamento delle numerose bottiglie di Dom Perignon Vintage 2012.

Dopo pochi minuti, dal capotavola opposto a quello in cui era sistemato il signor sindaco, si levò una vocetta gentile ma autoritaria: “Signori…signori vi prego, fate attenzione, siamo arrivati al clou di questa splendida cena, ora inizierò il conteggio alla rovescia che ci porterà di filato nell’anno nuovo”.

La Signora Prefetta, S.E. Dottoressa Donna Maria Consuelo Burraco Benincasa Vien dal Mare, con garbo tutto femminile, iniziò le operazioni di salta-tappo. Con un radioso sorriso benaugurante fece partire il countdown, che assai presto diventò un coro: “Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, preparate le coppe, tre, due, uno,(piccola pausa)…ALLEGRIA! Evviva l’anno nuovo!!!”.

In un tripudio di esclamazioni gaudiose e di cin cin cristallini, tutti i commensali levarono i calici puntando gli occhi verso la torta, dalla quale, in quell’istante, era fuoruscita, tra la luce accecante di bengala argentati, una soave fanciulla in abito bianco in tulle, che mostrava un grande striscione con la scritta “W IL 2025!”.

 Tutti battettero le mani e poi bevvero lo squisito nettare. Tutti meno uno.

Fortunato, leggendo quella scritta, era rimasto interdetto, confuso. Ma cos’era uno scherzo? Una trovata spiritosa? Oppure era un banale errore, un 5 al posto del 3? Volse lo sguardo verso la moglie che, un pochino preoccupata, lo guardava in silenzio ma con gli occhi dell’amore. “Clarissa ma che significa?” “Niente caro, non ti preoccupare, ora ti spiego…”.Con molta dolcezza gli cinse la spalla col braccio nudo e avvicinandosi all’orecchio gli sussurrò: “ Amore, tu sei Fortunato di nome e di fatto. Ascoltami, e non ti turbare, tutto è andato magnificamente. Caro, tu sei stato due anni in coma profondo e ti sei risvegliato miracolosamente solo ieri…”. Fortunato rimase a bocca aperta come il più classico dei guardastelle.“Come in coma? Ma che stai dicendo… possibile, io in coma! E perché, come mai?” disse stupito. “Calma, non ti agitare, ora ti spiego. Due anni fa tu hai subito un delicato intervento per la rimozione di un aneurisma all’aorta. Un intervento difficile, che purtroppo andò male, e ti costrinse a una forma di morte apparente che si è risolta di colpo soltanto ieri. Ti è andata di lusso, marito mio, rallegrati e non ci pensare più. Dai, brindiamo al nuovo anno!” Fortunato, come inebetito, alzò la coppa, incrociò il braccio con quello di Clarissa e bevve lentamente una boccata di champagne che sapeva di buono, di vita, di rinascita. “Devo rivedere ile mie idee sulla Resurrezione e compagnia bella…”, pensò meditabondo, e apprezzare di più il dolce rumore della vita, che spesso non consideriamo in maniera adeguata.

Sorrise e poi, visto che l’orchestrina appena insediatasi aveva attaccato un vecchio valzer, prese la sua compagna per la mano e le rivolse la medesima frase che le aveva rivolto più di mezzo secolo prima: ”Permette questo ballo?”.

“Su, brindiam, su brindiam, alla gioia di due cuor, noi brindiam, noi brindiam, alla gioia dell’amor…” Il brano suonato era “Il valzer della felicità”. Per quello della “Vedova allegra” c’era ancora tempo.

                                                         Gabriele D’Amelj Melodia

 

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2 COMMENTI

  1. In quanto al papillon ne abbiamo già parlato, che con la febbre a trentotto noi maschi ci sentiamo già vicini al creatore anche, della bella dichiarazione d’ amore non ne avevamo fatto cenno ,ma la condivido anch’io per quel che mi riguarda. Per il resto auguro a Fortunato e a me stesso un anno di ottima salute, in quanto a lasciarLE libere che abbiamo pazienza infinita!

  2. Tanta fortuna a Fortunato. Che porti fortuna al suo papà letterario, della cui amicizia io mi onoro. Ma più onorato sarei se Gabriele D’Amelj Melodia tornasse per qualche ora nella Conca delle Murge, per berci un bicchiere di quel primitivo, che fa la nostra storia avita. Tanti auguri, amico mio.

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