Calcio, dal sogno alla crisi: la promozione in C diventa un incubo – di Giancarlo Errico

Quello che doveva essere un campionato “memorabile” per il ritorno dopo trentatré anni tra i professionisti si è trasformato in un incubo che con il passare dei giorni diventa sempre più cupo e funesto. Fin dall’inizio della stagione si percepivano le difficoltà, soprattutto economiche, che questa società avrebbe potuto incontrare, ma era tale l’entusiasmo dei tifosi, tanto da considerarlo il normale prezzo da pagare per una neopromossa. Ma a questi problemi si aggiungevano quelli di natura sportiva con una rosa che all’apparenza sembrava essere di buon livello ma che poi sul campo non si dimostrava tale. La questione era legata alla scarsa qualità dei giocatori? All’inadeguatezza della guida tecnica o a quella dirigenziale? Sono passati mesi senza che questi dubbi fossero chiariti e risolti ma intanto la squadra sul campo ha continuato a deludere, nonostante l’arrivo di nuovi giocatori in sostituzione di quelli che hanno chiesto di cambiare aria, e la società ha continuato a brancolare nel buio senza trovare delle valide soluzioni per la squadra ma anche per la loro stessa amministrazione. Tutto questo ha portato nel tempo a una serie di criticità che poco alla volta, nonostante la dirigenza abbia sempre negato le innumerevoli difficoltà, sono venute a galla: dalla gestione organizzativa della squadra a quella societaria, oltre alle problematicità negli adempimenti federali e fiscali causate delle ristrettezze finanziarie. Risultato? Squadra ultima in classifica e gravata di quattro punti di penalizzazione, con la certezza che gliene siano assegnati altri per successive irregolarità; società incapace di corrispondere i dovuti emolumenti ai giocatori e quindi passibile di azioni legali promosse dall’Associazione Italiana Calciatori; rischio di un possibile nuovo fallimento che porterebbe il calcio brindisino all’ennesima ripartenza da non si sa quale campionato. Non era questo ciò che i tifosi si aspettavano, anzi, ma ora è un dovere morale per la dirigenza trovare una dignitosa via d’uscita a questa grave situazione e non umiliare ulteriormente una piazza che ha dimostrato vicinanza, passione, partecipazione, restituendole la dignità che merita.

 

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