Il pareggio tra Brindisi e Bitonto è uno di quei risultati che lascia l’amaro in bocca perché, come già successo in altre occasioni, i biancazzurri non riescono a proteggere un misero ma utile gol di vantaggio, che visti i concomitanti risultati delle dirette avversarie, avrebbe permesso ai brindisini di rosicchiare due preziosissimi punti alla Cavese, leader del campionato. Fin da quando è iniziata questa stagione, abbiamo esaltato le qualità tecniche della formazione di mister Danucci, con giocatori d’esperienza e di sicuro affidamento come: Baldan, Sirri, D’Anna, Santoro e Dammacco, senza dimenticare gli ultimi arrivati: Malaccari, Felleca, Favetta, Maltese e Rossi (questi ultimi due ancora non scesi in campo) ma, come spesso si dice, una squadra per essere veramente tale, non è solo l’insieme di undici giocatori in campo ma deve essere un unico corpo e un unico cuore. Certamente non è in discussione l’impegno che questi giocatori mettono in campo dal primo all’ultimo minuto, ma è pur vero che più di una volta ha dimostrato che nel suo DNA mancano alcuni elementi fondamentali come la cattiveria agonistica, la concretezza sotto rete e anche un po’ di “mestiere”, che spesso osserviamo negli avversari. La settimana scorsa dicevamo che è appena iniziato il girone di ritorno e quindi la strada che porta al successo finale è ancora lunga, ma non possiamo negare che già in due sole partite, in virtù dei risultati delle avversarie, il Brindisi avrebbe potuto avere quattro punti in più che la proiettavano quasi al vertice. Non è addebitabile al mister biancazzurro la situazione degli infortunati o degli indisponibili che, di fatto, limita le sue scelte e il potenziale di questa formazione, ma non sarebbe male se Danucci spronasse e motivasse con maggior incisività i suoi giocatori perché, con “l’animus pugnandi” si ottengono risultati che, con le sole capacità tecniche spesso sono irraggiungibili.