BRINDISI – Il 28 febbraio scorso, presso la Prefettura di Brindisi, si è svolto un incontro del Consiglio Territoriale per l’immigrazione, convocato accogliendo, tra l’altro, una richiesta dei soggetti che si stanno impegnando a dare una risposta concreta agli effetti negativi dello sgombero del dormitorio avvenuto 21 febbraio scorso.
L’incontro è stato convocato dalla vice prefetta dottoressa Cicoria e vedeva, tra le altre, la presenza del sindaco Rossi e dell’assessora Isabella Lettori e dell’assessore Mauro Masiello.
Ci siamo ritrovati davanti ad un muro di gomma, sia rispetto alle proposte già precedentemente esposte dagli stessi soggetti alla riunione convocata dal sindaco nella giornata precedente allo sgombero, che davanti alle richieste di assunzione di responsabilità degli organi preposti all’accompagnamento dei lavoratori del dormitorio nei percorsi di emersione dalla irregolarità e dal disagio abitativo.
Precisiamo che lo sgombero è stato avviato con il pretesto di dover ripristinare ordine, legalità e per motivi igienico sanitari; in realtà tale situazione ha generato una fuoriuscita incontrollata per cui molte delle persone non ammesse nel dormitorio hanno dovuto trovare rifugi di fortuna in casolari di campagna, senza corrente elettrica, acqua corrente e prive delle più basilari norme igieniche, creando di fatto disagio e marginalità.
Nulla di fatto dunque per le persone considerate “esuberi” e per coloro che vivendo nel dormitorio, non hanno luoghi dove poter cucinare un pasto caldo, lavarsi e lavare i propri indumenti.
Come già detto in precedenza il dormitorio dovrebbe essere un luogo destinato all’accoglienza temporanea di persone in difficoltà, la priorità dunque rimane l’emergenza abitativa: i lavoratori del dormitorio chiedono una casa da affittare per vivere dignitosamente.
Il richiamare strumentalmente e per l’ennesima volta le famiglie brindisine che attendono una casa comunale oltre che fuori luogo non fa altro che creare, sul modello della destra, una pericolosa contrapposizione tra gli aventi diritto, fomentando la “guerra tra poveri”.
Consapevoli che, secondo la legge, il sindaco dovrebbe essere il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio e condivide, con il prefetto, la responsabilità dell’ordine e della sicurezza pubblica e la gestione delle situazioni di emergenza, pensavamo di trovare la disponibilità ad una concertazione volta a programmare azioni chiare per giungere ad una concreta soluzione a breve, media e lunga scadenza della vicenda.
In questi giorni e sin da subito, abbiamo aperto la “Casa del Popolo” e ci stiamo adoperando per preparare pasti caldi e portare cibo e coperte al dormitorio, oltre che distribuirli presso la nostra stessa sede. Abbiamo attivato uno sportello e messo in contatto questi lavoratori con degli avvocati per poter chiarire nel migliore dei modi la loro situazione legale, e alcune delle nostre attiviste li accompagnano negli uffici comunali, per poter ottemperare alle necessarie procedure burocratiche.
Non possiamo più assecondare però questo atteggiamento delle istituzioni che delegano anziché assumersi le proprie responsabilità e ci inducono a sopperire ad oltranza alle loro mancanze!
La nostra azione, esclusivamente nell’interesse dei lavoratori dentro e fuori il dormitorio continuerà, come continueremo a pretendere risposte alle nostre domande e soluzioni nell’immediato per tutti i soggetti che necessitano della presenza attiva delle istituzioni e della amministrazione comunale.
“La Casa del Popolo”
( Potere al Popolo – Rifondazione Comunista – La Collettiva TFQ