Celebrazioni del “Giorno del Ricordo”

Come noto, il 10 febbraio è stato scelto, con la legge n. 92/2004, per ricordare la tragedia che sul finire del secondo conflitto mondiale ha interessato il confine orientale coinvolgendo migliaia di nostri connazionali Istriani, Giuliani e Dalmati, in un’opera di pulizia etnica ad opera dei partigiani jugoslavi guidati dal dittatore Josip Broz, detto Tito.

Le stime oscillano tra i venticinquemila e i trentacinquemila trucidati nelle ormai tristemente famose “foibe”,- voragini carsiche di cui quei territori sono costellati – , ai quali vanno aggiunti oltre trecento cinquantamila esuli che hanno dovuto abbandonare ogni avere, per sfuggire alle persecuzioni, e che hanno vagato per anni in campi profughi disseminati per la penisola, in attesa di potersi reinserire, ma portandosi appresso il fardello dei parenti ed amici persi per sempre, il ricordo delle case e di ogni avere abbandonati in fretta in furia, le tombe degli avi sulle quali per decenni nessuno ha mai più deposto un fiore.

Il dolore più grande resta però il disconoscimento della loro tragedia, causata dall’unica colpa di essere italiani, e pertanto vittime di una pulizia etnica che ha riguardato anche Croati, Sloveni, Monarchici, Cetnici, ecc., nella fattispecie  tutti coloro i quali avrebbero potuto contrastare con i progetti egemonici di Tito, alla cui morte negli anni ’90 è seguita la dissoluzione dello Stato Jugoslavo ed una nuova serie di orribili massacri interetnici, la vera ed unica risposta a chi ancor oggi, volendo negare la tragedia che ha riguardato i nostri connazionali, la sminuisce bollandola come “la reazione”, seppur errata, alla italianizzazione del confine adriatico negli anni ’20 e ‘30.

Tacciamo, per carità di Patria, sul bianco latte destinato ai tantissimi bambini chiusi nei vagoni in transito dalla stazione di Bologna e diretti ai campi profughi del sud Italia, versato sui binari dagli operai comunisti, che inveivano verso chi scappava dal “paradiso socialista “di Tito appellandoli con le peggiori contumelie.  In tanti trovarono ospitalità a Brindisi, tant’è che vi si costituì un nutrito gruppo di esuli che fu accolto e inserito nella realtà urbana, tanto che la stessa toponomastica della città, più volte richiama le località giuliano dalmate. Il quartiere Commenda, oltre ad essere divenuto luogo di residenza di moltissimi di loro, è sede di una parrocchia titolata al Santo Patrono della città di Fiume, San Vito Martire. Sempre nella nostra città, dalle antichissime tradizioni marinare, essi trovarono un “lembo di casa” all’interno dell’istituto Nautico, per anni ospitato presso il Collegio Navale, già sede di un collegio militare della Regia Marina, è titolato a quel lembo di mare, il golfo del Carnaro, su cui si affaccia la città di Fiume.Tra quanti si fermarono qui, un giovanissimo Sergio Endrigo, il celebre cantautore, che studiò presso il collegio navale brindisino, del quale tutti ricordano una significativa canzone che egli dedicò alla sua città natale, Pola, titolata “1947”.  Struggente, a dir poco. Nella chiesa della Madonna di Loreto presso il cimitero comunale di Brindisi, riposano le spoglie di Mons. Pietro Doimo Munzani, ultimo vescovo italiano di Zara, morto di infarto nella cattedrale di Oria mentre celebrava la santa Messa. Scelse la via dell’esodo, come i suoi fedeli. Avrebbe potuto rimanere, se lo avesse voluto, a rischio della sua vita, ma anch’egli preferì l’ombra del tricolore ed un paese cristiano.

Non è un caso che a Brindisi, nei pressi della via che gli è stata titolata nel quartiere S. Angelo, esista via Martiri delle Foibe, ai quali, con la legge 94 del 30 marzo 2004 è stata dedicata la solennità civile nazionale denominata “Giorno del Ricordo” che ricorre proprio il 10 febbraio, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

E’ nostro dovere, nei confronti delle vittime, degli esuli ancora in vita, e dei loro discendenti, rendere giustizia e tenere alto il ricordo di questa tragedia che ha riguardato il nostro popolo, indistintamente e senza colorazioni politiche di sorta.

Per celebrare il ventennale della Legge, Il Presidente del locale “Comitato 10 Febbraio”, Cesare MEVOLI, oggi, giovedì 1 febbraio p.v., alle ore 17,30 , con il patrocinio del Comune di Brindisi e del Comitato Nazionale, inaugurerà presso le sale di Palazzo Nervegna la mostra di pittura “Angoli di Cielo” dell’Ing. Riccardo GARBUGLIA, le cui opere sono ispirate alle voragini di cui è costellato il territorio carsico, le tristemente famose Foibe.

 Saranno presenti il Sen. Roberto MENIA, “papà” della Legge istitutiva, il Sindaco Giuseppe MARCHIONNA,  il Prof. Silvano Olmi, Presidente Nazionale del Comitato, ed i rappresentanti istituzionali del territorio: dopo i saluti di rito,  seguirà un escursus sul rapporto tra la città di Brindisi e gli esuli istriani ad opera del Prof. Giacomo CARITO, storico locale del territorio.

Gli appuntamenti continueranno venerdì 9 febbraio, laddove come ogni anno si celebrerà il “giorno del Ricordo”, secondo il seguente calendario: alle ore 16,30 (con concentramento alle 16.15) in via Martiri delle Foibe, al rione Sant’Angelo, dove alla presenza di alcuni esuli istriani e di loro parenti, sarà deposto un fascio di fiori nei pressi della targhetta che intitola la strada.   A seguire, i convenuti si ritroveranno alle ore 17.15 (con inizio alle ore 17.30), presso la Parrocchia “Spirito Santo” del quartiere, dove sarà celebrata una Santa Messa in suffragio delle vittime, degli esuli, e dei loro cari.

All’evento sono state invitate le autorità civili e militari, i rappresentanti istituzionali, ed è aperto a tutte le forze politiche e alla cittadinanza tutta.

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