BRINDISI – Grazie alla sempre più esponenziale crescita di parchi eolici e solari, le centrali a carbone avranno vita per altri 10-15 anni massimo. Tra queste, neanche a dirlo, rientra anche la centrale Enel Federico II di Cerano.

Ad affermarlo è stato proprio l’amministratore delegato dell’Enel Green Power, Francesco Venturini, in una intervista rilasciata nella sede di Affaritaliani.it.

Dunque, stando alle sue dichiarazioni, orientativamente entro il 2050 si andrà verso la decarbonizzazione ed i termo-impianti saranno destinati a chiudere, così come già successo ai cicli produttivi idro-fluviali, del legno e del gas, lasciando, così, spazio ad energie più ‘pulite’.

Un tramonto di questi impianti caratterizza un cambio di paradigma, in favore delle energie rinnovabili. Che questo progetto non sia solo un ‘pour parler lo dice il forte investimento in tale direzione. Addirittura, un piano di ‘sostituzione’, dal termo al rinnovabile, prevede ben 10 miliardi di euro da investire, nei prossimi tre anni, in energie alternative.

Le nuove fonti che sfruttano l’energia del vento e del sole non costituiscono solo il futuro, ma anche il presente, tanto da aver già investito oltre 300 miliardi di dollari annui nel mondo. Enel Green Power rappresenta, oramai, circa il 50% del parco di generazione di Enel e l’altra metà deriva dal termico. All’interno delle rinnovabili c’è un mix di cinque energie principali: solare, hydro, geotermico, eolico e biomassa.

Il colosso energetico ha imboccato questa strada con largo anticipo, tanto che Enel Green Power è leader nel settore delle rinnovabili.

Ad esserne convinto, addirittura l’attuale ad Enel, Francesco Starace, il quale crede fortemente nella decarbonizzazione e si pone l’obiettivo di una Enel ‘carbo-neutral’ per il futuro, neppure così lontano.

D’altro canto, il Paese offre tanto dal punto di vista delle rinnovabili. Ci sono regioni (Toscana, Puglia, Sicilia e Sardegna in primis) in cui il sole ed il vento la fanno da padrona.

Pertanto, stando a dati economici e statistici così importanti, la decisione dei vertici pare alquanto irreversibile.

Ma a Brindisi tutto ciò cosa comporterà? Se da una parte gli ambientalisti canteranno vittoria, dall’altra ci sarà il serio problema dei tanti lavoratori della Federico II, costretti magari a ‘reinventarsi’.

Una cosa è certa: la Centrale di Cerano sarà destinata ad essere una cattedrale nel deserto.

Tommaso Lamarina
Redazione

LASCIA UN COMMENTO