La lenta crescita del prodotto interno lordo nella nostra provincia (+ 0,90), rispetto al dato complessivo della regione Puglia (+ 1,3), richiama la condizione economica e sociale che vive il territorio brindisino, attanagliato anche dalla persistente situazione vertenziale.
Il dato sul PIL sommato ad altri indicatori negativi di riferimento quali la disoccupazione, l’aumento della cassa integrazione, la recrudescenza della povertà relativa e assoluta, la dispersione scolastica ed altri ancora sono le risultanze di una profonda crisi che attraversa più settori produttivi.
L’industria complessivamente, a parte alcune eccezioni, continua ad essere attraversata da una fase asfittica e il sistema degli appalti al ribasso mette in forte rischio la tenuta occupazionale; ENEL in riferimento al polo energetico di Cerano non ha ancora presentato un piano di sviluppo industriale alternativo alla fase di decarbonizzazione; la crisi dell’ apparato produttivo più in generale e la paralisi dei finanziamenti pubblici, acuiscono la crisi economica ed occupazionale anche in settori strategici per il territorio quali l’edilizia, il commercio e l’artigianato; come pure la crisi del sistema creditizio, con cui si vogliono falcidiare i livelli occupazionali, si presenta realmente drammatica per il nostro territorio. In agricoltura continua la serrata lotta al caporalato di cui alla Legge 199/2016.
Piuttosto che intervenire concretamente per rilanciare le economie del territorio, in relazione alle criticità sopra menzionate, si trova sempre il modo di togliere qualcosa a Brindisi in favore di realtà già ben più attenzionate e delocalizzando.
Così si decurtano le commesse di Leonardo e l’economia basata sull’indotto dell’aerospazio annaspa, vive anch’essa un fase asfittica che ha bisogno di interventi risolutivi e quindi ci si adopera per sottoscrivere un protocollo che preveda il riassorbimento dei lavoratori licenziati a cominciare dai dipendenti ex Tecnomessapia. Non si risolve ancora la crisi economica della provincia di Brindisi che, a causa della Legge di stabilità 190/14 che operò un taglio netto di danaro, non riesce a gestire i servizi fondamentali come le scuole e la viabilità soprattutto e tiene nel limbo organizzativo i dipendenti diretti e soprattutto i dipendenti della Santa Teresa che non sanno ancora quale sarà il loro futuro.
È inevitabile, quindi, che tantissimi giovani abbandonino il territorio per cercare altre fortune. Così il Sindacato vive di continue emergenze e di denunce sempre più pressanti, che non esisterebbero laddove di base vi fosse una reale volontà di far ripartire il territorio.
Risultato primario di questa politica indolente è la dolorosa migrazione di cervelli e la conseguente perdita di appeal del territorio per chi dovrebbe venire ad investire.
Come se non bastasse i vari Governi succedutisi, prendendo stranamente di mira coloro che il PIL lo fanno crescere con il loro lavoro quotidiano, hanno posto in essere una serie di provvedimenti – riforma Fornero, Buona Scuola, Jobs Acts ed in ultimo Decreto Dignità – tutti mirati a destrutturare qualsivoglia rapporto lavorativo, in favore di una precarizzazione e conseguente de professionalizzazione del lavoro dipendente.
Dopo questo breve periodo di stacco feriale che l’Italia tutta si concede, ma che in verità il Sindacato non ha vissuto poiché siamo stati investiti da tante vertenze sempre più delicate e che necessitavano tutte della massima dedizione, torneremo nelle piazze e fra i lavoratori e fra chi il lavoro lo ha perso, per sostenere la reale forza che vanta la nostra provincia: tanta gente onesta che vuol produrre e magari avere la opportunità di dimostrare come il territorio di Brindisi messo nelle giuste condizioni sia in grado di innalzare il PIL del suo territorio e produrre sviluppo sostenibile.
Non lasceremo al caso alcuna vertenza.
Per noi lo snodo da cui partire è la riproposizione pedissequa della piattaforma unitaria di CGIL, CISL e UIL con cui si affronta con concretezza “lo stato di crisi nella provincia di Brindisi ” , attraverso una proposta di merito che andrebbe realmente condivisa con tutti i livelli politico/istituzionali preposti.
Il Segretario Generale
Antonio Macchia