La “lettura” dell’incontro sul Contratto Istituzionale di Sviluppo “Lecce-Brindisi” fornita alla stampa dal sindaco di Brindisi Riccardo Rossi genera non poche perplessità. Non è pensabile, infatti, che sia il Ministro per il Sud e la Coesione Provenzano a decidere in quale direzione i cittadini delle province di Brindisi e Lecce vogliono orientare lo sviluppo del territorio e su cosa puntare per superare una crisi economica senza precedenti. I “CIS” sono stati pensati non certo per elargire finanziamenti a pioggia o per colmare lacune nelle gestioni ordinarie delle singole realtà comunali. Devono avere la funzione, invece, di un propulsore di nuovo sviluppo, destinando risorse importanti alla crescita di settori produttivi. E’ impensabile, pertanto, che si sia discusso prima di chi includere in questa specie di “cerniera” tra Lecce e Brindisi per poi passare alla individuazione di progetti da proporre a finanziamento.
Ecco perché, a questo punto, l’aspetto più importante è quello di rimettere ordine all’interno di questa vicenda, partendo dalla restituzione delle competenze alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, così come stabilito nelle norme che regolano la nascita dei CIS. Il Governo, insomma, si preoccupi di assicurare la disponibilità di risorse per finanziare questo contratto salentino (ad oggi si discute senza alcun elemento certo in questa direzione), mentre i presidenti delle Province di Brindisi e Lecce convochino tutti i soggetti interessati per discutere – dati alla mano – dei programmi di sviluppo del territorio, dei progetti che si possono realizzare e soprattutto dei settori su cui si intende puntare per rilanciare l’economia di quest’area della Puglia. Le “cerniere” tra Brindisi e Lecce, insomma, non possono essere dei semplici tratti di penna su una cartina geografica, ma devono rappresentare dei modelli di crescita integrati tra due province.
Mauro Vizzino – Presidente III Commissione della Regione Puglia