Cisal: “Stop a ricatto occupazionale delle multinazionali”

BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo una nota della Segreteria provinciale della Cisal.

In un territorio dove l’industria soffre fortemente, a causa dei continui attacchi mediatici, grazie anche alle fallimentari politiche industriali da parte di pseudo imprenditori, assistiamo al continuo “collasso occupazionale” con la perdita di centinaia di posti di lavoro.

 Senza riferimento alcuno, per non far torto a nessuno, sarebbe opportuno che le stesse Associazioni Imprenditoriali, brave e puntuali   quando si tratta di annunciare investimenti grazie ai finanziamenti pubblici, messe a disposizione sul nostro territorio, dovrebbero essere altrettanto attenti e precisi nell’ informare l’opinione pubblica su quali ricadute occupazionali forniscono tali finanziamenti.

A tal proposito sarebbe necessario fermarsi e capire come mai, una multinazionale come GE AVIO , che in circa sette anni ha investito oltre 160 milioni di euro nello stabilimento di Brindisi, finanziati in buona parte da fondi pubblici a cui si aggiungono ulteriori risorse economiche pubbliche (notizia di ieri ), ha lasciato ad inizio settimana fuori dai cancelli cinque suoi Giovani Dipendenti, in concomitanza, guarda caso ad un Mancato Accordo Sindacale relativo ad una Nuova e “Schizofrenica  Organizzazione del Lavoro”.

Questo atto d’imperio, frutto di una classica Ritorsione Aziendale nei confronti di chi oggi non ha ritenuto opportuno sottoscrivere un “Accordo Sindacale,” a nostro avviso, monco di una doverosa e necessaria assemblea generale con i lavoratori, per meglio informarli e condividerne i contenuti dell’eventuale trattativa.

Quanto accaduto, dovrebbe far riflettere la Politica e le stesse Istituzioni, su come il sistema Italia consente a queste multinazionali, di utilizzare l’arma del ricatto occupazionale per il raggiungimento dei propri scopi e del massimo profitto; scaricando sempre e comunque le colpe sulla parte più debole, ossia dei lavoratori, relegando al nostro territorio una crisi occupazionale sempre più irreversibile, nonostante le tante risorse pubbliche messe a disposizione.

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