La CMC nega di operare la delocalizzazione della propria azienda, ma intanto sposta una delle sue due linee produttive nella sua azienda Polacca. Tutti i dipendenti erano già in cassa integrazione a rotazione già prima del trasferimento delle attrezzature con la meta dei lavoratori a casa. Lo sconcerto ed il timore fondato da parte degli operai di andare tutti a casa una volta finito il lavoro residuo è stato raccolto dalla FIOM non per contrapposizione ideologica alla impresa, ma per la semplice ragione che tutto quello che viene trasferito in un altro sito in generale ed all’estero in particolare, raramente ritorna indietro. Per quanto riguarda la nostra richiesta di un tavolo della task Force regione Puglia è veramente singolare la posizione dell’ingegnere Centuori, per la sua dichiarata avversione al tavolo istituzionale, per non parlare della sua pretesa estromissione dei sindacati dalla trattativa in corso, quasi fossimo ripiombati nel periodo più buio del passato secolo. Per intanto la task Force ci ha convocati per il 10 dicembre a Bari ed una eventuale diserzione di quel tavolo non sarà certamente gradito dai lavoratori, dal sindacato in generale e dalla FIOM in particolare. La CMC ha dei doveri e degli obblighi nei riguardi di maestranze che da 30 anni con professionalità e dedizione hanno contribuito al patrimonio della CMC.
Per i lavoratori e le loro famiglie, trovarsi di colpo in cassa integrazione, quando tutto sembrava andasse bene è stato veramente un duro colpo. La prospettiva di ingrossare ulteriormente le file dell’esercito dei disoccupati del territorio brindisino non è tollerabile. Il tavolo della task Force deve diventare un ancora di salvataggio per i lavoratori brindisini in balia della delocalizzazione.
ANGELO LEO
Segretario generale