BRINDISI – Il Sindacato Cobas con i lavoratori iscritti della Gse, industria aeronautica da un anno fallita e gestita temporaneamente da una curatela fallimentare, si sono riuniti sabato 13 gennaio 2018.
In questa riunione è stato riconfermato il No alla proposta della società Dcm, società che si è aggiudicata all’asta l’acquisto della Gse, di firmare un accordo sindacale che prevede forti cambiamenti alle condizioni poste dal tribunale alla vendita stessa della Gse.
Andiamo per ordine e raccontiamo i fatti:
la società Dmc partecipa il 27 Dicembre alla terza asta per la vendita della GSE e la acquisisce per la somma di 3.600.000 Euro.
In quella stessa giornata anticipa la somma uguale al 10% del prezzo d’acquisto unitamente all’impegno per il rogito notarile, previsto il 23 Gennaio 2018.
La somma prevista per la prima asta del fallimento GSE era di 16 milioni di euro , la seconda sui 12 milioni di euro;
L’impegno previsto dal bando di gara è quello di assumere tutti i 225 dipendenti presenti nella azienda.
In prossimità del rogito notarile del 23 Gennaio arriva una convocazione alle organizzazioni sindacali , alla curatela fallimentare GSE, alla società acquirente DMC, da parte della task force occupazionale della Regione Puglia che si svolge giovedì 11 Gennaio.
In questa riunione , definita irrituale ma probabilmente utile per il buon esito della vertenza dallo stesso presidente della task force Leo Caroli, la DMC tenta il colpo di mano per imporre condizioni che non corrispondono alla proposta di acquisto.
DMC chiede che sia sottoscritto immediatamente un accordo in deroga all’articolo 47 del 2112 codice civile dove prevede di assumere tutti alla Dcm, ma immediatamente un minuto dopo prevede di spostare un centinaio di lavoratori ad altra società.
In questa nuova società confluirebbero solo 100 lavoratori per continuare a gestire i contratti di lavoro in essere e gli altri oltre 100 lavoratori a casa.
Chiede inoltre di cancellare tutte le provvidenze ottenute dai lavoratori oltre la paga base e di non pretendere nulla di ciò che avrebbero dovuto avere da Gse, tipo TFR.
Nel frattempo la Regione è disponibile ad attivare un percorso di cassa integrazione per ristrutturazione di 2 anni per gli esuberi, auspica la realizzazione di corsi di formazione, è disponibile a finanziare possibili progetti di innovazione tecnologica.
Il tutto viene presentato da Dcm nel corso della riunione in una sorta di pacchetto “Prendere o lasciare”, altrimenti i fondi che stanno mettendo i soldi per la operazione sarebbero costretti a rivedere le loro decisioni.
Nasce a quel punto per le organizzazioni sindacali la necessità di consultare i lavoratori e si decide per un aggiornamento della riunione a Martedì 16 Gennaio alle ore 10,00, perché in modo particolare il lunedì una organizzazione sindacale era a Roma.
L’assemblea dei lavoratori viene realizzata nel pomeriggio di Venerdì 12 Gennaio nei capannoni della GSE.
I lavoratori all’unanimità chiedono alle organizzazioni sindacali di non firmare assolutamente nessun accordo in deroga alla cessione di ramo d’azienda ; il passaggio deve avvenire di fatto in una sola azienda e lì realizzare la cassa integrazione, rimanendo tutti uniti, nella speranza di una ripresa occupazionale.
Giunge però la sorpresa nella giornata di Sabato 13 Gennaio di un anticipo a Lunedì 15 della riunione a Bari chiesto dalla task force per motivi istituzionali, pur sapendo che non può esserci una organizzazione sindacale e provocando un grave risentimento della stessa.
La Dcm intanto convoca tutti per lunedì 15 mattina alle ore 9,45 all’Hotel Nettuno a Brindisi, con la possibilità richiesta alla curatela fallimentare di far partecipare tutti gli operai.
Motivo ufficiale è spiegare il piano Drago, un acronimo con cui viene definita la operazione Gse, ma dal chiaro scopo di voler convincere gli operai ad accettare le condizioni poste.
Il Sindacato Cobas parteciperà alla riunione del 15 Gennaio alle 16,30 a Bari portando le decisioni prese nella assemblea dei lavoratori e le sosterrà.
Il Cobas ritiene inoltre che la vera posta in gioco di questa della Gse e di altre vertenze dell’indotto aeronautico brindisino sia quella del taglio del lavoro che queste aziende si erano conquistate nel tempo, con il contributo determinante dei lavoratori.
Chiediamo il sostegno forte e determinato della Regione Puglia non solo per chiedere cassa integrazione o qualche altra cosa, importanti quanto si vuole ma che non risolvono i problemi occupazionali
Bisogna porre un problema di scelte strategiche per il settore direttamente al Governo a Roma, chiedendo quella attenzione al nostro territorio che non può permettersi di perdere ancora centinaia e centinaia di posti di lavoro.