In quel giorno Gesù, giunto da un giorno nel popoloso villaggio di Brunda, verso l’ora sesta uscì dalla casa che lo ospitava e si andò a sedere presso il mare. Subito una gran folla di curiosi e sfaccendati si radunò intorno a lui. “Che fate, o gente imprudente, vi assembrate senza giudizio? “Mantenete le distanze, ché il mio verbo vi giungerà egualmente, anche se indosso la mascherina celeste!”, disse Gesù alquanto arrabbiato. Subito il popolo, obbediente, si allargò intorno al Maestro. Nel frattempo, da un angolo della chiazzodda, s’alzò un lamento straziante. Il Messia si girò di scatto e vide un uomo di circa trent’anni che dava con la testa contro il muro, invocando il Signore. “Ehi, sono qui! Che ti è successo, perché soffri tanto? Chi sei, di dove sei? Sei sposato, fidanzato…” “Il mio nome è Coco e sontu nu manovale con mugghieri e quattro fili. So’ dissoccupato, no aggiu ti mangiari, scire alla cantina o cattarmi nu paru di scarpe alla moda …” “Sù, su, coraggio mestu Co’- disse Gesù sorridendo sotto la mascherina – solo alla morte non c’è rimedio! Vedrai che presto ti daranno dal Comune il buono pasto e dallo Stato un bel reddito di cittadinanza!” “La vocca tua ti zuccaro, Signò, grazie, speriamo và!”. Gesù allora cominciò a raccontare una di quelle sue storielle un po’ scontate sui ricchi & poveri, sulle pecorelle smarrite ecc. quando, dal centro del gruppo di ascolto, un vecchietto scoppiò in lacrime copiose. “Naa – disse il Signore un po’ seccato per l’interruzione – e tu mo’che hai, che piangi come na samaritana pentita!”. “Maestro, maestro mia, so’ nu povero piscatore vecchio e sulu e piango perché aggiu assai paura ti lu covid! Ce mi va veni so’ ca… ehm …so’ cose amare!”. Gesù allora allargò le braccia dicendo “Ma sù, coraggio!Abbi fede pescatore, prega l’Altissimo e vedrai che a te non verrà neppure l’influenza!”. “Grazie, Mestu, grazie ti cori!” rispose il vecchietto consolato. Allora il Signore continuò a sparare storielle ma, proprio quando stava concludendo la parabola del figliol spendaccione, dall’angolo avanzò un povero malato di mente che urlava parole insensate, piangeva lacrime amare e chiedeva la morte ristoratrice battendosi il petto con entrambi i pugni. “Eii, Eiii! – esclamò il figlio di Dio– e che è ? Cos’è questa disperazione, che diavolo hai!” “ Lasciami stare Signore, io sono un disgraziato che maledice il giorno che è nato! “Ma tu chi sei, come ti chiami, sei sposato, fidanzato?..”. “Io sono Chiatoro, un pover’uomo che voleva accedere al “cascebecco”, ma l’applicazione IO non funonzia e non funonzia, manco cu li cannonate, e se io non ce la farò ad avere i rimborsi, mia moglie mi caccerà di casa e i miei figli mi derideranno per sempre!”. Allora il Signor Maestro sospirò, allargò le braccia in segno di impotenza, l’abbracciò a distanza (uno dei suoi miracoli), e pianse con lui…
Bastiancontrario