C’è un grande fermento, condito da legittima curiosità, nel fedeli brindisini che da qualche giorno si recano in processione presso la spiaggia promessa di Cala Materdomini. Si aggirano a piedi, in bici, in auto, intorno a quelle dune protette dalla palizzata di montagna come se, al centro di quello spazio, stesse per sorgere la Mecca e non un semplice lido popolare. La gente guarda, fiuta, fotografa. I più arditi entrano nell’area proibita e allungano la mano verso quei mucchi di sabbione da costruzione e poi di ghiaia nera di fiume, per saggiarne la “granulometria”. Sui volti un’espressione perplessa, quando non decisamente ostile. “Ma come – sembrano pensare – abbiamo atteso quattro anni il famoso “Ripascimento”, ci siamo illusi che lo sciccoso progetto delle meraviglie andasse finalmente in porto, e adesso ci dobbiamo accontentare di una spiaggia a risparmio e con la rena di fiume?”. E’ così, ma dobbiamo sempre imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno. La caletta, a ben vederere, somiglia tanto alla famosa Wadi Bani Kalhid del lontano Oman (andate su internet a verificare). Con qualche palmetta e un paio di dromedari da destinare alle passeggiatine con foto per turisti con il pallino dell’esotico, la nostra Cala può diventare Kalha Mathèr Domìn, una sorta di propaggine araba del nostro basso Adriatico, con tanto di venditori di cocco e di datteri.
E se l’Amministrazione sarà lungimirante, con un piccolo sacrificio economico potrà regalare ai bagnanti della Khala, anche qualche spettacolino serale di danza del ventre da parte di professioniste provenienti dai locali notturni di Muscat. A pochi metri, il fantasma dell’Estoril applaudirà entusiasta al “Rinascimento” della zona finalmente rilanciata dal “Ripascimento”.
Bastiancontrario