Di recente ho composto una poesiola ironica sulla fontana della contesa. Chi la vuole “rigorosamente” a denominazione di origine controllata, e cioè dell’IMPERO, e chi invece la vorrebbe rinominata in qualche modo (ma non sa suggerisce definizioni di sorta). Dopo averci scherzato, voglio ora aggiungere qualche considerazione più seria, giusto per dare ai lettori uno spunto per qualche ulteriore riflessione. Non sto qui a ripercorrere i fatti perché già sono noti. E’ chiaro che la storia non si può cancellare, mai. E’ sempre testimonianza del passato, sia positivo che negativo. Se dovessimo abbattere, coprire, modificare stabili, monumenti e opere d’arte del passato, sul suolo patrio resterebbe ben poco. Etruschi, antichi romani, signori medievali e rinascimentali, pontefici, alcune teste coronate e il truce Duce, non è che avessero una specchiata condotta etica. Così pure molti foschi, quando non criminali, personaggi del passato cui sono state dedicate vie e piazze nazionali (Tiberio, Ezzellino da Romano, Bixio, Vittorio Emanuele II e III, Cadorna, Graziani, persino Bava Beccaris, ed altri ancora). I rappresentanti dell’Anpi locale si sono incocciutiti a chiedere l’abolizione della denominazione “Impero”. Nessuno ha chiesto loro (ma lo faccio adesso io),perché mai pari inflessibile indignazione non sia stata manifestata per il nome conferito, sin dal 1966, al Cinema Teatro Impero di via De’ Terribile. In attesa di risposta, passo a … “sbalordire i borghesi” con una dichiarazione e una proposta che hanno il dolce profumo della provocazione. Reggetevi forte: quella fontana lascia molto a desiderare dal punto di vista estetico, anzi, per me è proprio bruttina! Di monumentale è monumentale ma, con la sua linea severa e quel cupo marmo verde che ricorda il grigio-verde, sembra più un funereo mausoleo. Sulla scenografia nulla da dire però sull’impianto del bassorilievo sì. E troppo schiacciato e con la sua forma convessa ricorda il frontespizio di un cappellone militare. Tutta questa pomposa, trionfale e marziale esibizione marmorea non trova poi congrua rispondenza con la cascatella d’acqua discendente che appare mini dimensionata rispetto al quadro complessivo. E’ come se un imponente Titano disegnato dal Bernini urinasse con un flebile getto da anziano sofferente di prostata … Infine c’è un ulteriore elemento assolutamente kitsch per la sua retorica e trionfalistica anti esteticità: l’ enorme targa in travertino grande quando lo schermo di un cinema fine anni trenta (L’opera è appunto del 1940). I grandi caratteri muscolari in maiuscolo recano una scritta latina celebrativa molto enfatica. Ma su questa epigrafona, curiosamente, l’Anpi non ha avuto nulla da eccepire. E no, signori miei, questa lapide vale assai poco, comunque molto meno della cornice, ergo, se ne può fare a meno. Non ditemi che cado in contraddizione con quello che ho affermato all’inizio di questo pezzo. Io non censuro una parte nobile, un particolare artistico, ma solo il rettangolone che contiene la mega didascalia. Se allora questo maxi schermo non ha nulla di rilevante, bandiamo un concorso per la realizzazione di un pannello ricoprente, in metallo o altro materiale chiaro. La composizione potrebbe avere per tema “ Brindisi, città che abbraccia il mare”. Lo incastoneremo nella cornice, godendone la vista e i sensi, mentre cittadini e turisti potranno leggere nome della fontana, anno di costruzione e, finalmente, nome del progettista (ignoto al pari del milite) su d’una di quelle targhe, sobrie e funzionali, che discretamente accompagnano molte opere d’arte in tutto il mondo.
Bastiancontrario