Le facce di bronzo sono quelle dei poveri mezzibusti di Punta Serrone, finalmente tornati a casa dopo essere stati inopinatamente deportati a Lecce, ma non solo quelle. Secondo la vulgata feisbucchina ci sono altre facce bronzee e appartengono a tutti coloro che hanno dato il loro alacre contributo all’incasinamento dell’affaire “Messa in sicurezza dei reperti”. Ancora una volta la macchina burocratica ha stritolato buonsenso e soluzioni pragmatiche sotto i cingoli dei regolamenti, dei nullaosta e dei bolli, producendo una girandola di ordini e contrordini che hanno portato a scelte tortuose non apprezzate né tanto meno condivise dai brindisini. Alcuni osservatori non solo si sono indispettiti di fronte a cotanto festival del pasticcio e del grottesco ma addirittura si sono incarogniti al pari dei comuni leoncini da tastiera. Il primo a protestare e a chiedere ragione di certe scelte astruse è stato l’On. Mauro D’Attis. E’ seguito poi un duro ed ineccepibile editoriale di Mimmo Consales, pubblicato sul foglio di famiglia “Brindisitime”. Una delle ultime autorevoli voci è stata quella di Rosy Barretta, Presidente dell’Associazione culturale “Brindisi e le antiche strade”la quale, in zona cesarini, ha lanciato anche una petizione subito risultata pleonastica. La burocrazia ha dimostrato che la sua funzione principale è quella di rendere impossibile il possibile creando difficoltà per ogni soluzione praticabile. Ma, qualcuno potrebbe dire, è lo scrupolo,il senso di responsabilità, a determinaste certe azioni. No, dico io, è la preoccupazione di pararsi le terga e il troppo zelo. Diceva bene il vecchio Talleyrand “Surtout pas trop de zèle”.. E invece i nostri responsabili, da quelli ministeriali a quelli regionali e locali, si sono impegnati a fondo per incasinare a dovere le cose. E chissà che fitto scambio di lettere, telefonate, mail, telegrammi … roba da fare invidia ai personaggi minori di quel trionfo di irresistibile “esilaranza” epistolare che è “La concessione del telefono”, uno dei più felici romanzi del compianto Maestro Camilleri. I vari interpreti di questo soggetto scarpettiano, e cioè Capone, Piccareta, Mannozzi,con tutto il rispetto, mi ricordano Giulio Carlo Argan e l’ineffabile direttrice Durbé quando, pur di fronte all’evidenza dei falsi Modigliani, continuarono a difendere cocciutamente ad oltranza i loro tetragoni (ottusi), errati convincimenti. Come ha chiosato Consales, sarebbe bastato portare i preziosi reperti in una caserma della Guardia di Finanza o dei Carabinieri, magari al vicino quartiere Casale e lì, senza neppure scaricarli dal camion, attendere ventiquattrore la fine dell’emergenza per poi riportarli al museo (che si chiama “Ribezzo” e non “Ribezzi”, come è scappato di scrivere a qualcuno nella foga anatemica di un post che voleva essere di spirito ma è risultato solo sgradevole e spocchioso). Oppure si potevano custodire, ben imballati, nella sala ipogea del museo stesso, visto che in fondo si trattava del disinnesco di una bomba e non di un … bombardamento. Elementare Watson. Purtroppo però qui da noi non ci sono Sherlok Holmes …
Bastiancontrario
Grazie caro collega, hai colto nel segno…
Ancora non riesco a darmi una spiegazione per tutto questo grande casino…
Forse si trattava di bomba atomica e noi malpensanti non ci siamo resi conto???
Boh, ormai è fatta…ai posteri..??