Consorzi di bonifica, Amati, Colonna, Pendinelli: “Autogoverno non può significare continuare a far pagare i cittadini pugliesi”

“L’autogoverno dei Consorzi di bonifica, da parte dei proprietari di immobili compresi nel loro perimetro, non può significare che la Regione Puglia, con le tasse dei cittadini, continui a farsi carico dei costi di gestione di tali Enti, perché è proprio questo lo schema che ha condotto al disastro a cui, con la legge di riforma approvata un anno e mezzo fa, stiamo cercando di porre rimedio”.
Lo dichiarano i Consiglieri regionali Fabiano Amati, Enzo Colonna e Mario Pendinelli, con riferimento alle audizioni dei rappresentanti delle associazioni del settore agricolo svoltesi questa mattina in IV commissione su una proposta di legge finalizzata a evitare il passaggio ad AQP delle funzioni irrigue dei Consorzi.
In base alla legge vigente (l.r. 3 febbraio 2017, n. 1), infatti, le funzioni irrigue dovrebbero essere trasferite ad AQP qualora, al 1° dicembre 2018, la Giunta regionale dovesse verificare il mancato “rispetto dei criteri di economicità, di equilibrio finanziario, di efficienza nei servizi resi ai consorziati”, nel quadro degli obiettivi definiti dalla medesima legge.
“La Regione – proseguono i consiglieri – ha già assunto, con la legge, il pesante impegno di farsi carico di tutti i debiti pregressi dei Consorzi. Sembra perciò francamente irricevibile l’idea di cambiare una decisione – il passaggio ad AQP – che, assicurando efficienza ed efficacia alla gestione delle funzioni irrigue, determinerebbe significativi risparmi di spesa, sinora sostenuta da tutti i cittadini pugliesi.
Come si può scambiare una norma vigente diretta a non finanziare più i Consorzi con fondi regionali con una norma che, invece, legittimerebbe di fatto la prosecuzione di questo schema? Sarebbe più utile, invece, lavorare nella direzione di individuare soluzioni finalizzate a consentire alla Regione di recuperare i circa 120 milioni di euro di crediti vantati nei confronti dei Consorzi.
Anche a voler mettere da parte i problemi contabili e finanziari richiamati – concludono i consiglieri -, siamo comunque dell’opinione che, al cospetto di un bene come l’acqua, non abbia alcun senso continuare a immaginare gestioni diverse in base ai diversi usi. È proprio la scarsità del bene acqua, infatti, che dovrebbe consigliare a tutti (e il più rapidamente possibile) di favorire processi di unificazione della sua gestione. Peraltro, sarebbe incomprensibile non proseguire su questa strada, segnata dalla legge di riforma, vantando la Puglia la piena ed esclusiva titolarità di una straordinaria azienda, AQP, la più articolata e avanzata d’Europa in materia di gestione della risorsa idrica”.

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