E’ arrivata la tanto attesa pronuncia della Consulta sui quesiti referendari proposti dalla Cgil con la raccolta di 3,3 milioni di firme.  Gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sull’abrogazione dei voucher e la responsabilità solidale delle ditte appaltanti e subappaltanti in modo che tutte siano tenute a versare salari e contributi ai loro dipendenti. Non saranno chiamati invece a votare per il ripristino del vecchio articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Il secondo quesito, quello sull’abolizione dei voucher, mira ad abrogare il decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81 (decreto attuativo del Jobs Act) che ne ha esteso l’applicazione al di fuori dell’ambito agricolo come inizialmente previsto nel 2008. A questo proposito proprio oggi è ripresa alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati la discussione sui buoni lavoro, sulla proposta di legge (presentata l’11 febbraio 2016) che ripristina la natura occasionale delle prestazioni per la quali è possibile ricorrere al lavoro accessorio, fissando vincoli oggettivi e soggettivi così come previsti inizialmente.

Il terzo quesito vuole intervenire direttamente sulla legge Biagi del 2003, che aveva cancellato, con alcune norme, la responsabilità solidale della prima società appaltante nei confronti di quella sub appaltatrice, lasciando dunque il lavoratore privo di tutele nel caso che l’ultima impresa, nell’anello della catena delle responsabilità, non potesse o non volesse pagare il dovuto.

Il primo e più sentito quesito referendario, quello che di fatto è stato respinto dai giudici della Consulta, riguardava invece una norma del Jobs Act (il provvedimento più discusso del Governo Renzi), con l’intento di riportare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori alla sua formulazione originaria, prima che Legge Fornero e Jobs Act ne modificassero il campo di applicazione.

L’udienza dei giudici della Consulta, Silvana Sciarra, Giulio Prosperetti e Mario rosaio Morelli, è durata un’ora e mezza durante la quale hanno potuto svolgere le relazioni tecniche in merito ai tre quesiti. Successivamente è stato il turno degli avvocati della Cgil che hanno invece ribadito la bontà della loro iniziativa referendaria con interventi approfonditi e mirati alle questioni oggetto di discussione. Di avviso opposto l’Avvocatura dello Stato, rappresentata dal vice avvocato generale Vincenzo Nunziata, il quale ha ribadito l’inammissibilità dei quesiti come per altro già ribadito nelle memorie presentate nei giorni scorsi per conto di Palazzo Chigi.

Nel dispositivo si legge che la Consulta dichiara ammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti”, ammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)” e infine che dichiara inammissibile la richiesta di referendum denominato “abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi”.

Immediata la reazione del segretario Generale della Cgil, Susanna Camusso che in conferenza stampa ha dichiarato: “Abbiamo notato in questi giorni che c’è stato un dibattito intenso sui quesiti referendari, che, a nostra memoria, non ci ricorda precedenti di analoga quotidiana pressione rispetto a come si sarebbe dovuto decidere. Abbiamo dato per per scontato l’intervento del Governo con l’Avvocatura dello Stato, ma questo non era dovuto, è stata una scelta politica”. Ha poi aggiunto che: “la Corte ha deciso di non ammettere uno dei quesiti, sottolineando però che questo non rappresenta una sconfitta per il sindacato. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza. Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito ai licenziamenti. Non è che il giudizio della Corte di oggi fermi la battaglia sull’insieme della questione dei diritti”. Per poi chiudere con una promessa: “Chiederemo al governo tutti i giorni di fissare la data in cui si vota”.

Da segnalare anche le reazioni delle forze politiche. Il vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio, non è entrato nel merito della pronuncia ma ha colto l’occasione per attaccare il Partito Democratico: “Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!”, ha scritto sul suo profilo Facebook.

Il responsabile economia del Pd, Filippo Taddei, ha invece commentato così su Twitter: “Dopo la decisione della Consulta su l’inammissibilità del referendum sul  Jobs Act continuiamo a concentrarci su come migliorare ancora il futuro dei lavoratori”.

Il Presidente della Commissione Lavoro del Senato ed ex Ministro, Maurizio Sacconi, ha invece parlato di conferma, da parte della Consulta, dell’orientamento giurisprudenziale ostile ai quesiti “creativi”, confermando la prevedibilità dell’esito e confermando che “dovremo ora verificare se sarà possibile correggere le disposizioni sugli altri quesiti in termini contemporaneamente utili alla evoluzione del mercato del lavoro e alla possibilità di evitare la contesa referendaria”.

Di grande rispetto per la decisione della Consulta ha parlato invece Pierluigi Bersani che ha auspicato un intervento sulla materia così da riportare lo strumento dei voucher a quella che era la logica originaria.

E proprio oggi, in una intervista a La Repubblica, il Presidente dell’INPS, Tito Boeri ha parlato anche di voucher, ammettendo che c’è stato un abuso rispetto ai propositi iniziali ma ha aggiunto anche che questi non vanno cancellati ma piuttosto corretti, lanciando infine una stoccata allo stesso sindacato: “la  Cgil ha investito 750 mila euro in voucher; non si tratta quindi né solo di Bologna né solo di pensionati. Anche altri sindacati hanno massicciamente usato questi strumenti, ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo di euro”.

Non rimane adesso che attendere le prossime iniziative legislative e se queste saranno in grado di evitare il ricorso anche ai due quesiti ritenuti ammissibili dalla Consulta.

Ernesto Rizzo
Redazione
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